Piccola storia di APACA: l’embrione del rifugio

A pochi mesi dalla costituzione (luglio 1994), l’associazione acquista un terreno di diecimila metri quadrati in via Caduti 14 settembre 1944, sottostante l’aereoporto Arturo Dell’Oro di Belluno ed adiacente ad un’ampia superficie che per molto tempo l’amministrazione comunale aveva adibito a discarica del capoluogo. E’ un’area brulla, priva di servizi, che richiede anche un intervento di bonifica, ma ha il pregio di non costare molto e di essere facilmente raggiungibile, sufficientemente ampia e con una ventilazione adeguata, ma soprattutto lontana dai centri abitati, condizione che scongiura possibili lamentazioni per la rumorosa presenza dei cani.

Da un anno, a governare la città capoluogo c’è un sindaco e una giunta espressione di una lista civica che, sull’onda della grande crisi politica prodotta da Mani pulite, interpreta il cambiamento voluto dai cittadini producendo iniziative innovative. E c’è sicuramente molto di nuovo nella proposta di APACA di creare un luogo che a Belluno manca: un rifugio dove ospitare cani abbandonati e maltrattati.

Il percorso non è però agevole: ci vuole una variante al Piano Regolatore Generale, che APACA propone al Comune il 7 ottobre 1996. Poi serve il parere della Sovrintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Veneto e anche il nulla osta dell’Ente Nazionale Assistenza al Volo, perchè il terreno è nel cono d’atterraggio del vicino aeroporto.

In attesa che si concludano gli iter burocratici e i permessi rilasciati, APACA non può permettersi di restare a guardare: allestisce alcuni recinti all’interno dei quali posiziona delle cucce in legno, realizzando così un piccolo rifugio temporaneo, assai precario, ma che è in grado di ospitare una decina di cani. Alcuni, in particolare, sono esemplari che Salvatore Cernigliaro e Lucia De Nardin -presidente e vicepresidente dell’associazione- seguono e sfamano da anni e che, ora, possono essere finalmente tolti ai detentori: si chiamano Pippo, Lola, Romina, Riki, Laica, Gigia e Giada. E’ il primo nucleo di cani assistito e curato da APACA e dai pochi volontari che sono venuti a conoscenza dell’iniziativa.

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