Il “freddo” terrore che paralizza

Cooper, Dory, Ozzy, Petra, Scotty sono meticci di piccola taglia giunti in rifugio in diversi periodi del 2019, prelevati coattivamente dallo stesso luogo dove sono cresciuti in stato semiselvatico. Tutti hanno manifestato fin dal loro arrivo un particolare comportamento per affrontare la paura del mondo: il freezing, letteralmente, congelamento, ovvero quel lasso di tempo in cui, di fronte a un pericolo, la primissima reazione istintiva è quella di immobilizzarsi, farsi appunto di ghiaccio.

Tina, è l’ultima arrivata del gruppo che viveva con il clochard: è stata catturata dopo ben un anno dalla morte dell’uomo

Si tratta di un fenomeno che riguarda non solo i cani, ma in generale gli animali e anche gli esseri umani. Davanti a una minaccia possibile o reale, per mettersi in salvo è necessario prima capire come muoversi, analizzare il cambiamento di situazione, e il freezing aiuterebbe istintivamente a creare questo momento di sospensione. Secondo uno studio condotto dalla Columbia University (pubblicato su Current Biology) sarebbe un rilascio di serotonina a bloccare temporaneamente le reazioni dopo uno spavento e a scatenare il freezing.

Gli ospiti dell’Apaca però manifestano un tipo di freezing molto più profondo e prolungato, né efficace né positivo per loro. Sono fortemente ansiosi e impauriti dalle circostanze e dalle persone, e il loro atteggiamento – anche ora che sono inseriti in un progetto di recupero portato avanti da alcuni volontari con la supervizione di un educatore cinofilo – è l’immobilizzazione quasi totale. Un segnale che indica il loro profondo livello di paura, di malessere psicofisico, di stress e l’incapacità di reagire anche soltanto alle esortazioni più innocue e amichevoli. Come scrive Valeria Rossi nel suo Ti presento il cane, non si tratta di un comportamento transitorio annoverabile fra i le normali risposte messe in atto per affrontare una fonte di stress, ma di una stasi quasi perenne, rassegnata a non trovare nessun’altra via d’uscita se non fermarsi e guardare con terrore a ciò che accade intorno, con gli occhi spalancati, la coda tra le gambe, le orecchie all’indietro, in posizione seduta o accucciata. Non una normale reazione istintiva di blocco che può portare dei vantaggi, ma un irremovibile stato di immobilità, fortunatamente non irreversibile.

Poco a poco anche i cani frozen di Apaca stanno, infatti, abbandonando diffidenze e timori, aprendosi a una timida fiducia verso chi quotidianamente li accarezza, li prende in braccio, li porta in brevi passeggiate, parlando loro dolcemente. Sono cani da approcciare con estrema cura, ancora fragili nel loro timore verso l’esterno, ma che non per questo si tireranno indietro quando arriverà per loro una famiglia pronta a rompere definitivamente la barriera di ghiaccio che li imprigiona: cosa che è già successa con Baloo, Lilli, Scott e Kora, felicemente adottati…

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