Un Racconto apprezzato dal web ora nella nostra Raccolta: “Lupo come te”

Un Racconto apprezzato dal web ora nella nostra Raccolta: “Lupo come te”

Logo RaccontiLa Luna è quasi piena, ed è proprio in notti come questa che s’incendia il nostro sanguigno e violento istinto di andare là fuori e tuffarci nell’oscura e selvaggia boscaglia…
Un Racconto ispirato da Kerrie, mezzo lupo italiano e mezzo pastore, già pubblicato in http://www.braviautori.com e inserito nella nostra Raccolta per gentile concessione dell’autore.
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“Lupo come te”

La Luna è quasi piena, ed è proprio in notti come questa che s’incendia il nostro sanguigno e violento istinto di andare là fuori e tuffarci nell’oscura e selvaggia boscaglia.

Quell’indole brucia più in te che a me, eh amico? Lo sappiamo entrambi, però quando il latteo sorriso della nostra Amica attraversa il vetro della finestra e ti illumina il muso, sembri sorridere con Lei, e io non ho altra scelta che ardere solidale. Me ne convinco. Forse è Lei a farmi sentire come un tuo simile. Sì, forse è così, infatti anch’io adesso avverto il bisogno di ulularle un “Grazie!” immenso quanto lo è la Vita. Sì, direi che se lo merita: “Auuu! Grazie Luuuna! Auuu!”.

Non puoi attendere oltre; non t’importa granché se sulla stufa c’è l’acqua che bolle e che sto per versarci la farina per la polenta, macché, tu ora sei lì che raschi la porta, devi assolutamente lanciarti nel bosco. E va bene, che diamine, mangeremo dopo. Dammi il tempo di indossare il paltò e di infilarmi un paio di stivali, ‘ché fa freddo là fuori.

Spalanco la porta e tu sei già un tutt’uno con la macchia. Sei da qualche parte là in mezzo, ti sento, distinguo il lieve frusciare dei tuoi passi scaltri sulle foglie secche. Percepisco altri animali nei dintorni che si affrettano a mettersi al riparo dalla tua festosità.

Anch’io avrei voglia di correre con te, amico mio, ma preferisco usare il passo lento e prudente dell’uomo anziano, non ho proprio intenzione di rischiare l’osso del collo lungo il ciglio di questa scarpata, o di spezzarmi una gamba tra le rocce del torrente ghiacciato. Divertiti tu, divorati questa suggestiva nottata e tramutati nel lupo che, sotto quel pelo da cane pastore, ti possiede e ti violenta tutti i giorni. Lascialo sfogare, adesso, e goditelo!

La Luna è così chiara e limpida che è come avere una torcia a illuminarci il sentiero. Riesco persino a notare alcune sagome che si muovono guardinghe su quel rilievo roccioso, lassù, poco oltre i faggi e i castagni; forse sei tu con i tuoi simili che, a suon di ululati, state invitando la Luna a partecipare a un vostro festino privato.

È ascoltando il vostro suggestivo canto che mi distraggo e inciampo sulla radice scoperta di un abete. Cado e sbatto la testa contro una roccia tonda rivestita di muschio. Ricordo solo un lungo e ovattato fischio nelle orecchie, e quando si avverte quel sibilo significa che…

Sto sognando. Un cucciolo di cane mi lecca la faccia per farmi tante feste. Mi ricopre di bava che mi entra nelle orecchie e nelle narici, mi liscia il viso per tentare in qualche modo di aprirmi gli occhi.

Li apro e quel cucciolo sei tu, amico mio. Grazie, fratello. “Auuu!!”, vorrei urlarti, ma la tempia mi pulsa al ritmo del cuore e mi fa un gran male. Quindi è molto meglio restare a terra e farmi coccolare dal tuo affetto.

Riapro gli occhi. Nel dormiveglia devo essermi messo più comodo, perché mi ritrovo di spalle contro l’albero. O sei stato tu? Ma cosa dico?! Sono stato io, in semi-incoscienza: vedo chiaramente i due solchi delle mie natiche che si sono trascinate sul terriccio, mentre ai loro lati riconosco le impronte dei miei pugni che facevano leva. O sono le tue orme? Ma no, no, sono i miei pugni.

Ma tu dove sei, amico?

Fiuto nell’aria un aroma selvatico, sanguigno, il medesimo odore delle viscere di un animale appena squartato, poco prima di lavarne le carni nell’acqua di pozzo. E tu sei lì, fratello, a sorvegliare sia la tua preda che il mio riposo. Ti accarezzo e mi guardi, scodinzoli felice, ti avvicini quatto quatto e mi lecchi di gioia. Grazie, amico, ti voglio bene anch’io.

La Luna è ancora alta e continuo a sentire un certo ronzio in testa, forse non è il caso di tornare subito a casa. Dunque, cosa si fa? Tutt’intorno si sono radunati alcuni predatori, lo so, è quel sangue caldo e fumante ad attirarli. Lo bramano, lo esigono. Anche tu li avverti, vero? Infatti sei all’erta e il tuo sommesso brontolio so che a breve potrebbe divenire l’incipit di una furiosa battaglia per la fame o per la vita… o per entrambe, dato che qui sono la medesima entità.

E va bene, ho capito: per adesso non ce la faccio a camminare, ma posso accendere un falò. Qui certamente la legna non manca, perciò raccolgo un fascio di rami secchi e gli do fuoco. Mentre cominciano ad ardere, con un po’ di fatica ne raduno altri più spessi per dopo, e anche qualcuno in più nel caso occorresse trascorrere qui tutta la notte.

Bene, il rogo è caldo e corposo, ci conforterà e terrà alla larga chi ha intenzioni poco amichevoli. Allora: io ho fame, e tu? Quella lepre mica l’hai catturata per sport, giusto?

Mi riaccomodo spalle all’albero e comincio a pulire il cibo che il mio amico ha procurato. Avevi già previsto che saremmo stati costretti a riposare qui?

Ficco alcune parti della carne più tenera su alcuni ramoscelli di abete e le metto a cuocere. Altri pezzi te li preparo crudi, a grossi bocconi proprio come piacciono a te, sugosi, grondanti di sangue tiepido. La Luna sembra sorridere ancora più beatamente, e sono quasi sicuro che ci abbia appena sussurrato “Buon appetito!”.

Mi succhio le dita insanguinate, un po’ per piacere e un po’ per sentirmi lupo, come te.

Massimo Baglione – scrittore
(Il Racconto è stato pubblicato nel marzo 2013 in http://www.braviautori.com)