“Il dono di Molla” tra i Racconti in punta di coda…di gatto

Logo RaccontiAccogliere un gatto è un’esperienza che andrebbe fatta almeno una volta nella vita. Raccoglierlo ferito, poi, è un gesto d’amore che bisognerebbe fare per scoprire il meglio di noi stessi.
Una volta guariti, i gatti ci guardano e decidono: possono restare o andarsene per la loro strada, oppure…

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“Il dono di Molla”

La storia che vi racconto ci porta indietro di alcuni anni, in una normale giornata lavorativa di inizio primavera.

Per la verità è primavera solo sul calendario, perché è una giornata piuttosto fredda. Sono le ore 14.00 e mi sto recando in auto a fare una commissione, quando lungo la statale che porta fuori dalla mia città, in un tratto costeggiato da un muro in cemento piuttosto alto, qualcosa di scuro a terra sul ciglio della strada attira la mia attenzione. Non è proprio un buon posto per distrarsi senza rischiare un tamponamento e tantomeno per fermarsi, però quella macchia nera è un gatto, vivo, e si sta pure leccando come se si stesse lavando… Ma cosa ci fa un gatto apparentemente tranquillo sdraiato sul ciglio di una statale con le macchine che gli sfrecciano a poca distanza?

È una situazione anomala, cerco di pensare a cosa fare perché nel frattempo l’ho superato e non mi sento tranquilla. Trovo un posto dove fermarmi e lasciare l’auto, torno indietro a piedi e mi avvicino: non è spaventato da me e anzi si fa accarezzare, lo sguardo è sveglio e non cerca di scappare, ma è evidente che è stato investito da un’auto. Lo raccolgo con il timore di fargli male e torniamo alla macchina: è un gatto giovane, maschio e tutto nero, che dopo alcuni giorni avrei chiamato Molla.

Beh! e ora dove vado? Devo cercare un veterinario che sia già aperto a quest’ora. Mi viene in mente che proprio lì vicino ce n’è uno che ha inaugurato l’ambulatorio da poco e che ancora non conosco, ma ci provo. Botta di fortuna e lo trovo aperto: gli spiego cosa mi è successo e come i miei programmi della giornata siano bruscamente cambiati, e dopo una visita accurata la diagnosi è impietosa: zampe posteriori fuori uso, grave trauma alla colonna vertebrale con possibili danni permanenti, e bisogna amputare anche la coda, che in quel momento francamente mi è sembrata una quisquilia.

MollaMi danno comunque una flebile speranza: “forse si puoi tentare un intervento. Proprio domani verrà qui da noi un collega di Padova, un bravo chirurgo, possiamo consultarci con lui e se possibile operare subito. Lei comunque non si preoccupi, la ringraziamo di averlo soccorso, ma adesso ci occuperemo noi di lui visto che il gatto non è suo e non lo ha nemmeno investito lei”.

Mi prendono in contropiede, perché fino a quel momento non mi ero preoccupata del “dopo”, non sapendo nemmeno quale “dopo” ci sarebbe potuto essere. Quindi rispondo di getto: “no, ci mancherebbe, vi ringrazio della disponibilità ma il gatto l’ho raccolto io e vorrei curarlo e accudirlo. Intanto facciamo tutto il possibile per salvarlo, poi vedremo come va”.

E fu così che tre giorni dopo mi ritrovo a casa un gatto nero, rasato per metà, ricucito in più parti e senza coda, a far coppia con la mia Tontola -lo so scelgo pessimi nomi per i mie gatti!- gatta nera a pelo lungo, molto tranquilla e tollerante con umani e animali.

Molla si affeziona subito a noi, è molto dolce, di carattere mite e, naturalmente, viene subito viziato! Nei mesi successivi fa progressi veramente inaspettati: recupera benissimo le gambe a tal punto che in estate è già in grado di saltare in giardino come un grillo, lasciando anche il veterinario molto stupito.

Inutile dire che, ad ogni controllo in ambulatorio, Molla è trattato come una star e tutti sono molto felici del risultato e di vedere questo micio sereno e affettuoso tornare lentamente ad una vita normale….o quasi. In realtà, c’è ancora un “problemino” che stenta a risolversi, nonostante le cure specifiche e i cibi appositi. Molla è incontinente, non controlla nè feci, nè urina, e questo -vi garantisco- è un bel casino: tenerlo in braccio sempre avvolto in un telo, controllare sempre i suoi movimenti in casa e trovare una sistemazione adeguata per la notte.

Purtroppo, quello che si sperava essere un effetto temporaneo del trauma si rivela essere il tanto temuto danno permanente, che non si risolve e provoca infezioni urinarie sempre più frequenti, mentre le dosi massicce di antibiotici non danno risultati, e le febbri sono quasi persistenti.

Finché il veterinario mi dice che non si può andare avanti in quel modo… Ed è così che Molla ci ha lasciati, gettandoci nello sconforto più totale dopo mesi di speranza e di gioia per averlo avuto con noi.

Ho fatto molte riflessioni su questa vicenda dolorosa, arrivando alla conclusione che le cose nella vita si possono guardare da prospettive diverse. Puoi guardare il bicchiere mezzo vuoto oppure mezzo pieno, e io francamente lo vedevo proprio vuoto, con la frustrazione e il dispiacere di chi è arrivato così vicino ad una guarigione totale, e invece….

Poi le persone che mi erano vicine mi consolarono dicendo che gli avevo evitato di morire – solo – sul ciglio di una strada, che alla fine dei conti aveva vissuto ancora quasi un anno circondato da affetto e da attenzioni… e questo era vero. Così ho cominciato a vedere il bicchiere mezzo pieno e a pensare a Molla non come una sconfitta, ma come un dono davvero speciale.

Gabriella Bertolazzi

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