Addio a Willy: condannato a vita al canile dalla Regione Veneto

Addio a Willy: condannato a vita al canile dalla Regione Veneto

Abbiamo raccontato di lui solo un paio di mesi fa, consapevoli che lo avremmo salutato presto. E così è stato: qualche giorno fa, a Willy, bellissimo meticcio di 9 anni, è stata praticata l’eutanasia per l’aggravarsi dei problemi cardio-respiratori collegati alla metastasi che si era tentato di rallentare con la chemioterapia metronomica.

Un cane sfortunato Willy: da un canile del Lazio viene spedito a una famiglia di Belluno, che per vari motivi non riesce a gestirlo correttamente; è così che Willy morsica un membro della famiglia, la quale si rivolge alla sezione locale di LAV, che, a sua volta, chiede l’aiuto di Apaca; arriva una prima volta in rifugio nel luglio del 2017, già classificato di grado 3 nella scala dei morsicatori e ci rimane un mese, iniziando un percorso di recupero comportamentale che lo stesso educatore cinofilo completerà in una struttura romana a quel tempo gestita da LAV Nazionale; la speranza della LAV bellunese è che in quel contesto riesca anche a trovare un’adottante a cui non importi della classificazione di cane “pericoloso” e, invece, nel settembre del 2018 ritorna in Apaca, dove si cerca di consolidare nel nuovo contesto ambientale i risultati ottenuti col percorso di recupero; è comunque evidente che Willy avrebbe bisogno di una nuova famiglia per trovare un equilibrio meno precario, ma l’adozione non arriva e nell’aprile del 2019 LAV cede definitivamente la proprietà del cane ad Apaca, che continua ad occuparsi di lui con grandissima dedizione – portandolo ogni giorno in passeggiata e, più recentemente, facendogli svolgere anche della mobilitydog – nella consapevolezza che un adottante non sarebbe arrivato e che l’unica famiglia sarebbe stata per lui quella dei volontari.

Ma perchè diciamo che “Willy è stato condannato a vita al canile dalla Regione Veneto”?

Perchè sono rarissimi i casi in cui un aspirante adottante accetta di portare con sè un cane classificato di 3° grado, dato che: c’è l’obbligo di condurre il cane sempre con la museruola e il guinzaglio nelle aree pubbliche o aperte al pubblico; l’obbligo di non lasciare il cane incustodito alla presenza di estranei e/o di bambini; l’obbligo di applicare eventuali specifiche prescrizioni per la messa in sicurezza di giardini o recinti dove è detenuto l’animale; l’obbligo per il proprietario di seguire, a proprie spese, un percorso formativo con rilascio del patentino; l’obbligo di un percorso di rieducazione del cane, a spese del proprietario, con relazione finale dei risultati ottenuti da parte del Veterinario comportamentalista incaricato; l’obbligo di stipulare una polizza assicurativa (carissima, se non addirittura e a volte rifiutata dalle compagnie proprio per la presenza della classificazione).

Willy aveva seguito per oltre un anno quel percorso di rieducazione che la legge impone: lo aveva fatto con educatori professionisti di ottimo livello ed il risultato era stato buono, perchè lo aveva portato a non manifestare più comportamenti problematici gravi. Ma la Regione Veneto – alla quale Apaca, nel 2017 e nel 2020, ha chiesto una specifica attenzione in materia – non prevede che a un cane riabilitato sia tolta (o anche solo diminuita) la classificazione e, quindi, di fatto condanna i cani valutati “impegnativi” in un certo momento della loro esistenza a rimanere per tutta la vita nei canili, da cui per loro sarà pressochè impossibile uscire insieme ad un umano che – in presenza di un “mercato” traboccante di cani di razza, cuccioli e meticci “belli e buoni” – si assuma le responsabilità e le limitazioni che l’indelebile marchiatura di “pericoloso” comporta!

Addio Willy, essere bellissimo e straordinario, purtroppo solo per noi…