Willy e la chemioterapia in canile

Willy e la chemioterapia in canile

Willy ha 9 anni ed è in rifugio da 5: è un cane classificato di grado 3 dai veterinari dell’Ulss dopo alcuni morsi ai membri della famiglia con cui viveva e che, attraverso la sezione di Belluno della LAV, lo ha lasciato in canile.

E’ certamente un cane non facile da gestire e una lunga serie di pinzate (mai veri morsi) ai volontari lo sta a dimostrare: ha un carattere deciso, ma sa anche essere dolcissimo ed affettuoso, non ama molto le passeggiate, mentre dimostra di gradire la mobilitydog. E’ un cane che ha poche chances di lasciare il rifugio, perchè adatto solo a una persona che non sia alla prima esperienza e che, soprattutto, sia disponibile ad assumersi alcuni impegni previsti dalla vigente normativa per i cani “impegnativi”, dato che Willy è e resterà per sempre in classe 3 (morsicatori) in quanto la Regione Veneto – alla quale Apaca, nel 2017 e nel 2020, ha chiesto una specifica attenzione in materia – non prevede che a un cane riabilitato sia tolta la classificazione!

Qualche mese fa a Willy – che manifestava soltanto un leggero (ma inusuale) affaticamento in alcune attività – è stata effettuata una TC total body (tomografia computerizzata di tutti i distretti corporei) che ha permesso di individuare una grossa massa tumorale maligna nel lobo polmonare caudale sinistro: pochi giorni dopo, l’intero lobo è stato chirurgicamente asportato e, finita una convalescenza non brevissima nell’infermeria del rifugio, Willy è tornato nel suo box e, progressivamente, alle attività abituali.

Ma – proprio come accade per gli umani – per ridurre la probabilità di una recidiva Willy è sottoposto a chemioterapia metronomica, che prevede la somministrazione di due farmaci antitumorali a dosaggi ridotti e in modo continuativo. A differenza della chemioterapia tradizionale, questo nuovo regime terapeutico ha alcuni grandi vantaggi, tra cui la possibilità di somministrare il farmaco per via orale e quindi senza bisogno di iniezioni o infusioni fatte in clinica, meno effetti collaterali per il cane e anche una bassa tossicità, che richiede solo qualche avvertenza nella somministrazione del farmaco e riduce quasi a zero i rischi di contaminazione delle feci e dell’urina, attraverso i quali i farmaci chemioterapici vengono smaltiti.

Siamo sicuri che sia piuttosto raro che in un canile-rifugio si curi in questo modo un cane e, men che meno, un cane “morsicatore”… ma noi pensiamo che anche Willy abbia il diritto alle cure – proprio come un qualsiasi altro cane di proprietà – e a una vita degna di essere vissuta, pur con le limitazioni del canile. E di questa stessa opinione è Gabriella, la volontaria che, con una donazione importante, ha contribuito a garantire a Willy il percorso di cure e assistenza che gli ha regalato una nuova (anche se, come sempre, incerta) prospettiva di sopravvivenza.