C’è molto di più dello scavare e del nascondere il cibo. E’ un rapporto articolato e complesso, per lo più stimolante
Subito dopo il “seduto”, uno dei primissimi comandi che gli uomini rivolgono al cane è “terra”, evocativo di una condizione di tranquillità legata allo stare sdraiato: in realtà, nonostante la maggior parte del corpo del cane sia a contatto con il terreno ciò non significa affatto che il cane diminuisca la sua vigilante reattività – cosa che, invece, per l’animale umano è fisiologicamente vera – ma la convinzione nell’addestratore rimane, forse perché di solito è questa la posizione che precede il “resta”.
Il rapporto di un cane con il terreno è molto articolato e complesso e va ben oltre la presunta tranquillità che l’ordine di sdraiarsi vorrebbe fargli acquisire. Quello del cane col terreno è un rapporto definito multifattoriale, nel senso che è basato su comportamenti come il nascondere sé stesso e le risorse, ma anche su bisogni sociali e di interazione, come la marcatura.
Tra i comportamenti più comuni c’è indubbiamente lo scavare in giardino – un’attività del tutto naturale per il cane – che realizza nascondigli per il cibo o crea un’area più fresca dove acciambellarsi: se però diventa un comportamento ripetuto e compulsivo, lo scavare può servire al cane per scaricare stress ed energia accumulata, trasformandosi così in un segnale di disagio, prodotto da mancanza di stimoli, noia e ansia.
Per il cane il terreno è anche parte del suo territorio e quindi un contesto da marcare attraverso l’urina, le feci e lo strofinamento del corpo, compresi i polpastrelli, ideali da strofinare intorno all’area dove ha urinato o defecato per aumentare la marcatura sia dal punto di vista visivo (le raspature sono piuttosto evidenti) che olfattivo.
Del resto, ogni piccola parte del terreno offre all’olfatto del cane centinaia di stimoli odorosi che gli forniscono migliaia di informazioni e gli permettono di ricostruire mentalmente la narrazione dei luoghi, individuando perfettamente non solo gli eventi ma anche i soggetti transitati e la loro condizione fisica ed emozionale. In questo senso, il terreno è parte del contesto ambientale che aiuta il cane ad essere non solo fisicamente in forma, ma anche mentalmente attivo, con l’ovvia considerazione che la passeggiata in natura sarà molto più stimolante del giro del quartiere.
Mangiare la terra non è, invece, un comportamento sempre “naturale”: nessun problema se il cane si limita a strappare con la bocca piccole zolle o radici subito dopo abbandonandole, ma se la terra (e peggio ancora il terriccio di un vaso di fiori) viene cercato e mangiato sarà bene non attribuire la responsabilità solo alla sua motivazione esplorativa ma interrogarsi, invece, sulla qualità dell’alimentazione fornita (il cane potrebbe soffrire di una carenza di nutrienti e mettere in atto un comportamento noto come pica) o sulla sua condizione emotiva, perché noia e stress potrebbero essere buoni motivi per giustificare un comportamento che può essere dannoso al suo organismo (irritazioni delle mucose, diarree, gastroenteriti, blocchi intestinali, avvelenamenti per la presenza di diserbanti o insetticidi).
Tuttavia, il rapporto con il terreno non è quasi mai gestito dal cane in piena autonomia, ma, come molti altri aspetti della sua vita, è condizionato dalle scelte e dalle decisioni che l’umano di riferimento compie per lui: dunque, nei tratti della passeggiata in cui il terreno è sostituito dall’asfalto sarà necessario non dimenticare che, diversamente dall’erba (che nelle giornate più calde rimane sotto i 40°C e sarebbe l’unica superficie che il cane calpesterebbe se fosse libero di farlo), le superfici asfaltate possono raggiungere facilmente i 55°C e talvolta superare anche i 75°. E la stessa attenzione dovrà essere prestata per le superfici ghiacciate: infatti, se l’esposizione è prolungata, i cuscinetti del cane possono subire screpolature, traumi e perfino ustioni.
C’è, infine, un caso in cui il terreno non è per nulla fonte di felicità per il cane: è quando l’umano “dimentica” il proprio cane nel giardino di casa, convinto che sia il posto migliore dove vivere ma che per il cane diventa una vera prigione, un luogo di segregazione e abbandono in cui, per un essere sociale come lui, si spegne ogni entusiasmo per la vita!
