I cani nella grande guerra: cani presi agli esquimesi e portati sui Vosgi

Nell’estate del 1915 è in corso nella penisola di Gallipoli, una delle battaglie più sanguinose del fronte turco, che traformò le spiagge dello stretto dei Dardanelli in un immenso carnaio. Alla fine i caduti per l’Intesa saranno 250.000, ossia la metà del mezzo milione di soldati inviato a Gallipoli, tra cui un’intera generazione di soldati australiani e neozelandesi. I turchi ebbero quasi 100 mila morti e oltre 150 mila feriti.

Quello dei cani prelevati agli esquimesi e che, dopo un viaggio di migliaia di chilometri, arrivano sui Vosgi è certamente uno degli episodi meno noti della prima guerra mondiale.

Nel dicembre del 1914, il conflitto tra Francia e Germania infuria sul fronte orientale. La neve complica le operazioni di approvvigionamento e rifornimento delle truppe francesi e due ufficiali francesi, Louis Moufflet e René Haas -un immigrato che è tornato dalla corsa all’oro in Alaska ed è diventato anche musher-, vengono incaricati di guidare una spedizione segreta quanto estrema, che li porterà in Alaska alla ricerca di cani da slitta, unico animale (peraltro sconosciuto ai francesi) in grado di trainare slitte in condizioni così proibitive. Hanno 120 giorni per vincere un’incredibile sfida.

Il capitano Moufflet è incaricato della ricerca nell’area di Quebec City, mentre il tenente Haas è responsabile della ricerca in Alaska. Assistito da Scotty Allan, un musher che ha conosciuto durante il suo soggiorno come cercatore d’oro in Alaska, Haas raccoglie 104 cani e due tonnellate di salmone essiccato, attraversa il territorio americano – paese neutrale e in parte germanofilo- e, in treno, tutto il Canada. Arrivato a Montreal, Haas ritrova il capitano Moufflet, che nel frattempo ha raccolto 336 cani. Il 21 novembre 1915 alle 5 del mattino, i due ufficiali, insieme a 440 cani, si imbarcano sull’ultima barca che lascia l’estuario del San Lorenzo prima che venga catturato dal ghiaccio dell’inverno. L’attraversamento dell’Atlantico si svolge tra le tempeste delle alte latitudini, appositamente scelte per evitare gli attacchi dei sottomarini tedeschi: quattro cani muoiono schiacciati durante i fortunali.

La nave arriva a Le Havre il 5 dicembre 1915, con 436 cani, 70 slitte e 440 imbracature. Scotty Allan, il musher americano che si è occupato dei cani dall’Alaska fino a Le Havre, addestra sessanta equipaggi, ciascuno con una slitta e una muta da sette a nove cani, che, al termine dell’allenamento vengono inviati al fronte. La metà dei cani morirà nei Vosgi.

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