Arrivano “I privilegiati” tra i Racconti

Arrivano “I privilegiati” tra i Racconti

Una complicità, non poi così rara, dà vita a un piano d’azione che sorprende. Un dialogo che non ti aspetti e un epilogo che stupisce solo chi non ha mai vissuto con un animale.

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I privilegiati

Teddy cercava di abbandonarsi al dolce sonno, ma un rumore sin troppo conosciuto glielo impediva da qualche minuto.

«Carlos puoi abbassare quel maledetto volume?».

«Scordatelo, i programmi di cucina meritano massima attenzione, dovresti seguirli anche tu».

«Non fare l’intenditore… ieri ti ho visto spiaccicare sul vetro una mosca per poi mangiartela».

«Gli insetti sono il cibo del futuro, bastardino ignorante».

«Smettila di chiamarmi così!»

«È Brenda che ti classifica in questo modo davanti agli ospiti».

Teddy lo guardò assecondando la propria natura, in cagnesco.

«Signor norvegese delle foreste, il pedigree non ce l’hai nemmeno tu! E ora abbassa il volume che vorrei dormire».

Vedendo i titoli di coda scorrere sullo schermo Carlos allungò la zampa destra e pigiò il tasto di spegnimento del televisore. Pensò per un attimo di scortare Teddy tra le braccia di Morfeo e gli venne in mente che nelle ore buie precedenti non era riuscito a riposare bene nonostante la stanchezza accumulata nelle calorose ore diurne passate all’aperto cacciando gli uccelli tra un pisolino e l’altro.

[su_expand more_text=”Leggi tutto” less_text=”Chiudi” height=”0″ link_color=”#5785a9″ link_style=”underlined”]«Come hai dormito stanotte?»

«Poco e male, perché?»

«Credo la colpa sia del ragazzo appena arrivato ad abitare nell’appartamento di fronte al nostro, quello senza peli sulla testa. Persino Brenda si è svegliata due volte nel cuore della notte»

«A proposito, l’ho sentita brontolare al telefono stamattina. Credo dicesse all’amministratore di condominio che noi non abbiamo mai creato problemi in questi anni. Pensi sia stato il nuovo vicino a lamentarsi?»

Il felino inclinò leggermente la testa a sinistra e diresse lo sguardo verso la finestra.

«Teddy, stanotte dormo fuori! O dentro… ».

«Ok, ma fa attenzione».

Il miagolio di Carlos arrivò attorno alle nove e Brenda, intenta a sistemare la casa come ogni sabato mattina, si precipitò ad aprire.

«Entra e non fare casino! Sapessi chi viene oggi… »

Carlos finse come mille altre volte di non capire le istruzioni della sua padrona e puntò subito la cucina, dov’era sicuro di trovare la ciotola già riempita.

«Teddy, lasciami mangiare, in salotto poi ti spiego tutto».

Il gatto consumò rapidamente il pasto. Dopo una notte a digiuno era affamato e al tempo stesso impaziente di dare importanti comunicazioni a Teddy.

I due animali confabularono a lungo e riuscirono ad architettare un piano pericoloso ma necessario per non rischiare di subire uno sfratto indesiderato.

Il suono del campanello non li sorprese. Da un’ora vegliavano in fondo al corridoio d’ingresso, pronti a entrare in azione al momento opportuno. Brenda si avvicinò alla porta e gli animali la seguirono stando attenti a rimanere a debita distanza. Quando la padrona aprì la porta Teddy riconobbe l’amministratore di condominio e iniziò ad abbaiare.

«Teddy buono… » gli disse con tono severo e senza accorgersi dello scatto di Carlos.

Il gatto riuscì a piantare le unghie delle zampe anteriori sulla coscia destra dell’ospite, procurandogli un leggero dolore e strappandogli un’imprecazione che attirò l’attenzione di Brenda, la quale arrossì e rimase ammutolita. Ma negli istanti in cui la giovane donna cercava di trovare una giustificazione plausibile al comportamente dei propri animali, essi imperterriti continuavano nell’attuazione del piano.

Teddy si avvicinò alla porta stando sul lato del corridoio, attento a non attirare l’attenzione e Carlos, nonostante la mole imponente un po’ per natura e molto per ingordigia, riuscì con un balzo a suonare il campanello del dirimpettaio, prendendosi un richiamo dalla padrona.

Pochi interminabili secondi e il vicino aprì la porta in accappatoio. Carlos si fiondò all’interno dell’appartamento.

«Venga a prenderselo subito!» esclamò l’uomo spalancando la porta. Teddy capì che era il momento buono e con uno scatto riuscì anch’esso a entrare nell’appartamento del nemico. I due iniziarono a sgusciare nell’ampio salotto, stando attenti a non farsi avvicinare troppo dagli umani.

«Vede dottore perché l’ho chiamata, queste bestie schifose sono ingestibili. Devono sparire da questo condominio e alla svelta! Non intendo sopportare questa situazione a lungo». Brenda interruppe i tentativi di ripristino della normalità e lo fulminò con lo sguardo, adirata per l’offesa e la minaccia arrecata ai suoi piccoli amici. In quel momento Carlos salì sul sofà sopra al cuscino centrale e come un pianista mosse le zampette per qualche secondo, poi si fiondò sulla piccola lampada posta a poca distanza e la rovesciò.

«O esce subito o lo faccio secco».

«Cerchiamo di mantenere la calma… fino a pochi giorni fa gli animali non hanno mai creato problemi. Capisco la sua rabbia in questo momento, ma proviamo a valutare la situazione con maggiore serenità» disse l’amministratore per placare gli animi e appena terminata la frase vide il cane intrufolare il suo musetto appuntito sotto al cuscino del divano appena suonato dal felino ed estrarre una busta trasparente contenente una polvere bianca.

Silenzio, paura, imbarazzo. Il carnefice era tutto d’un tratto diventato vittima. Gli animali che si era illuso di allontanare attraverso una semplice telefonata lo avevano messo con le spalle al muro.

Rifletté per qualche istante, poi si lasciò andare a un piagnisteo patetico quanto utile per intenerire il cuore dei presenti, i quali decisero di non avvisare le forze dell’ordine purchè egli lasciasse per sempre l’appartamento entro la sera stessa.

«Tesori miei, stamattina siete stati grandiosi. Giocando siete riusciti a far scappare chi avrebbe voluto sfrattare voi» disse Brenda seduta sul divano in compagnia dei suoi amici e appena terminò la frase Teddy abbaiò facendola sorridere.

«Attento cane, se scopre che capiamo tutto i nostri privilegi saranno ridimensionati!».

«Hai ragione, a volte me lo scordo. Meglio fare un pisolino».

Alessio Piccoli
marzo 2018[/su_expand]