Associazione APACA Belluno

Il Lupo | la convivenza (im)possibile

Nell’incontro “Il Lupo e noi” del 13 aprile 2018, promosso da APACA in collaborazione con il Circolo dipendenti della Provincia di Belluno, sono stati affrontati i principali aspetti legati alla presenza del Lupo nei territori del bellunese.
Grazie ai contributi del naturalista Giuseppe Tormen, di Christian Losso ispettore del Corpo di polizia provinciale e soprattutto del ricercatore faunistico Paolo Molinari è stata aperta una fase nuova della gestione della presenza del lupo in provincia.
Cacciatori, allevatori e ambientalisti sono stati costretti a prendere atto della complessità delle questioni in gioco, ma anche dell’ineluttabile crescita della presenza del lupo nei prossimi anni, del significato eccezionale che questa presenza ha per il territorio e della necessità che sia una progettualità condivisa con i cittadini a mettere tutti al riparo da avvelenamenti e bracconaggio, pratiche che si presentano sempre dopo che politicanti e magari qualche organo di stampa alterano gli animi e le percezioni.
L’incontro del 13 aprile 2018 è stato in assoluto il primo evento di informazione pubblica realizzato in provincia sul ritorno del lupo e APACA ha il merito di aver indicato la via della conoscenza, dell’informazione e del confronto responsabile come unico percorso da seguire per gestire, al meglio possibile, il privilegio di convivere con uno degli esseri viventi più straordinari: il Lupo.

La conferenza sul Lupo organizzata da Apaca e CRAL provincia il 13 aprile 2018
La convivenza…per categoria
I cacciatori

Ai cacciatori – per lo più arroccati su posizioni di ”menefreghismo” – è stato dimostrato che la presenza del lupo non riduce la varietà delle specie presenti e che in alcune zone dell’Emilia Romagna la fauna selvatica è addirittura cresciuta in quantità e qualità.

Gli allevatori

Agli allevatori e ai cacciatori è stato dimostrato che l’arrivo del lupo è un bellissimo evento etologico, frutto non di iniziative umane ma di dispersioni e aggregazioni di esemplari provenienti dagli appennini, dal piemonte e dall’area balcanica, che trovano nelle dolomiti e nelle prealpi venete un ambiente ottimale dal punto di vista naturalistico, con ampie aree boscate e una presenza consistente di tetraonidi e ungulati, tra cui i cinghiali, al cui seguito sembra potersi ricondurre anche la colonizzazione delle alpi da parte del lupo. Agli allevatori, poi, è stato evidenziato come sarebbe auspicabile ed opportuno che tutti prendessero a riferimento quella consistente percentuale di loro che già accetta responsabilmente la coesistenza con il lupo, consapevole che la maggior parte dei capi perduti negli alpeggi non è imputabile al predatore ma a incidenti e cadute nei dirupi.
Del resto, i problemi della pastorizia e degli allevamenti in quota sono ben altri: il prezzo di vendita troppo basso di carne e latte a causa della concorrenza di prodotti di minor qualità da allevamenti intensivi; il costo eccessivo degli affitti degli alpeggi; lo stato spesso pessimo delle strutture d’alpeggio; la politica di contributi europei, influenzata dalle truffe di allevatori disonesti; la dimensione scarsamente imprenditoriale di gran parte delle attività.

Per il Lupo il pericolo maggiore che può provenire dalla categoria degli allevatori (e dalle loro organizzazioni) è che riesca ad accreditarsi presso le istituzioni nazionali e comunitarie come principale interlocutore e unico portatore di interessi meritevoli di tutela delle Terre Alte.

Gli animalisti

Agli animalisti è stato suggerito un approccio meno dicotomico, che porta a non considerare mai le ragioni dell’allevatore o del pastore: la realtà, infatti, è molto diversa da quella meritoriamente auspicata da vegani e vegetariani e la mediazione resta la strada da preferire per costruire una prospettiva di coesistenza del lupo con comunità umane articolate e complesse, una prospettiva che altrimenti rischia di schiantarsi contro il muro degli interessi economici.

Gli escursionisti

Alle persone che frequentano la natura è stato sottolineato come sia “un grande privilegio poter incontrare un lupo” e che non c’è ragione di temere aggressioni: neanche per il nostro cane, che non avrà nulla da temere se sarà vicino a noi. “Una cagnetta in calore” ha raccontato Molinari “è stata intercettata da un giovane maschio di lupo, che però non si è fatto travolgere (come avrebbe fatto, ad esempio, un cane, n.d.r.) neppure dall’istinto sessuale e si è limitato a seguirla da lontano.”

I politici

Ai politici è stato chiesto di smettere di cavalcare la paura, emozione che ciascuno è legittimato a provare (pur senza ragione obiettiva) davanti al lupo, ma il cui sfruttamento a fini di consenso è solo l’ennesimo esempio di cattiva politica.

Gli argomenti della Sezione “In bocca al Lupo”
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10 DOMANDE E 10 RISPOSTE > LEGGI
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Da un punto di vista culturale, il lupo è il complesso di istinti ferini che non riusciamo mai a dominare completamente. Suscita sempre un’opinione, non lascia mai indifferenti (Francesca Marucco – zoologa e divulgatrice)