Associazione APACA Belluno

Il Lupo | a Belluno tra il 1312 e il 1931

Una ricerca storico-bibliografica sulla presenza del lupo in provincia di Belluno è stata realizzata da Giuseppe Tormen, Marco Catello e Piergiorgio Cesco Frare del Gruppo Natura Bellunese.

La ricerca è stata pubblicata nel 2003, ossia poco prima del ritorno del grande predatore nelle Alpi e Prealpi venete.

Paure e uccisioni dal 1312 al 1931
Persecuzioni e uccisioni fino all’estinzione

Dall’analisi dei dati raccolti – scrivono gli autori- si può dedurre che il Lupo (scritto magnificamente con l’iniziale maiuscola, ndr) fosse distribuito in tutta la provincia di Belluno, con una popolazione stabile e vitale, fino agli ultimi decenni del 1700. A quel tempo il canide rappresentava una minaccia per il bestiame domestico, ma anche, secondo alcuni scritti, fonte di pericolo per la popolazione frequentando spesso le vicinanze di centri abitati. Il Lupo era visto spesso come una sorta di entità demoniaca, tanto che per difendersi dai suoi attacchi venivano officiate, da prelati, cerimonie di maledizione della belva e benedizioni degli armenti. Queste pratiche non portavano comunque all’effetto sperato, così andò intensificandosi una persecuzione diretta, con talvolta l’ausilio di cacciatori professionisti, assoldati fuori provincia. Ogni mezzo era utilizzato, da archibugi, tagliole, trappole e veleno, si scavavano allo scopo profonde buche dette lovere o lovare, in cui far precipitare i lupi, ma anche gli orsi.
Di queste trappole, diffuse in tutta la provincia, esiste ancora traccia nella toponomastica ed alcune sono ancora visibili. Il veleno più usato era ricavato dalla pianta dell’aconito (nella zona di Livinallongo tale vegetale è chiamato Lovaria). L’effetto di questa accanita persecuzione si fece sentire, tanto che nei primi decenni del 1800 la specie si era rarefatta scomparendo da vaste aree come presenza stabile.
Il Lupo compariva comunque ancora regolarmente, particolarmente nello Zoldano e in Val Belluna, arrivando ancora a catturare animali domestici fin nei cortili delle frazioni prossime alla città di Belluno. Nel 1817 sembra addirittura che dei lupi abbiano ucciso una bambina a Spert d’Alpago (questa, anche se la cosa non è certa, e un incontro con un uomo a cavallo sono le uniche note di aggressione verso l’uomo).
Dopo la metà del 1800 si può considerare estinta la popolazione di Lupo della provincia; la specie compare da allora solo con singoli esemplari erratici, provenienti da altre aree alpine o balcaniche. Queste comparse durano ancora decenni, tanto che vi sono alcune segnalazioni e uccisioni anche nel 1900, non tutte comunque certe, tranne un’uccisione avvenuta nel 1929 in Comelico, della quale esiste una documentazione fotografica.

nella foto: ultimo lupo cacciato in Comelico alla fine del XIX° secolo (fonte: Wikimedia commons)
Cronache originali di uccisioni e avvistamenti

Nel 1312, il lupo abbondava anche in tutto il trivigiano e lo Statuto di Treviso prescriveva che ogni regola, cioè frazione o colmello, dovesse fare una loviera (loveria), o tagliuola di ferro … per prendersi i lupi, sotto pena di 100 soldi de piccoli al Comune: si dava un compenso di venti soldi invece a chi avesse presentato al Comune una pelle di lupo. E che le campagne del trivigiano, e quindi a maggior ragione i boschi di Cesana, fossero veramente infestati da siffatte fiere, risulta dai registri del Comune di Treviso, nei quali figurano nei quattro anni dal 1315 al 1318 presentate ben 107 pelli di lupo, cioè circa 27 all’anno (VERGERIO, 1931)
1607
Nel XV c’erano numerosi lupi nei pressi della città. Narra il PILONI (p. 491) che Lorenzo padre di Pierio Valeriano, trovatosi per strada di notte a cavallo, a cinque miglia dalla città, fu assalito da tre lupi, e se ne liberò spaventandoli con il rumore delle briglie battute per terra. L’episodio in realtà è raccontato dallo stesso VALERIANO in Hieroglyphica (Libro XI, par. De lupo, p. 80v): (Quando eravamo ragazzi nostro padre Lorenzo, che non era affatto un frivolo millantatore, soleva raccontarci che una volta, mentre tornava a Belluno dai monti Norici per una strada assai ciottolosa, sorpreso dalla notte all’altezza della quinta pietra miliare, gli erano comparsi davanti all’improvviso tre lupi di straordinaria grossezza. Mentre pensava a un modo per toglierseli di torno, gli venne un’ispirazione dal cielo: gettò a terra i finimenti con cui alla notte legava il cavallo nella stalla e afferratili per una delle estremità si mise a scuoterli per terra. Per via degli anelli e delle fibbie di ferro questi facevano un gran frastuono per la via, e si sollevavano anche dei ciottoli, per cui i lupi, terrorizzati come se stesse per assalirli una muta di cani, si diedero a una fuga precipitosa) (PILONI, 1607; GARBEROGLIO, 1992).
1634
Numerosi lupi nel bellunese (BARBO, 1634).
1664
Segnalazione di caccia al lupo in Starezza sotto Ciadin Alto (MUSIZZA e DE DONA, 1991).
1693
Gli Statuti del Cadore prevedono premi per l’abbattimento di orsi, lupi e linci, però, purtroppo, mentre la rubrica corrispondente del Trattato IX del III Libro annuncia l’argomento, non vi sono nel testo i capitoli relativi: Tractatus de capientibus, vel furantibus falconos, austures, trizolos a falcono, vel austure, sparaverios, de accipientibus ipsos, de aeris, de damnum dantibus in ipsis, vel in bestiis aliorum, de capientibus ursos, lupos vel vairolos, & de modo & forma praedictorum (Ed. 1693: Che tratta di quelli che pigliano, ò rubbano Falconi, Astori, Terzuoli da Falconi, ò d’Astori, Sparavieri, & di quelli che li cavbano dall’here, & di quelli che fanno danni in esse, ò nelle bestie de gl’altri: di quelli che pigliano gl’Orsili, I.upili varioli, & del modo & forma delle predette cose) (GARBEROGLIO, com. pers.).
1700
C’erano ancora alcuni lupi in Val d’Ansiei (SANMARCHI, 1974).
1730
Uccisione a Pian de Loa-Cortina d’Ampezzo (FOSSA, 1988).
1735
Oltrepiave Cadorino lupi segnalati vicino a paesi (MUSIZZA e DE DONA, 1991).
1738
Oltrepiave Cadorino lupi segnalati vicino a paesi (MUSIZZA e DE DONA, 1991).
1747
Negli Statuti del Comune di Belluno del 1747 che riprendono senza modifiche gli Statuti del 1525, si legge: De mercede capientis lupum vel lupam (Cap. CCLII):
“Statuimus & ordinamus, quod si aliquis coeperit unam lupam & ipsam praesentaverit D. Rectori habere debeat a communi Belluni soldos trigintaduos parvorum. Si autem coeperit unum lupum, habere debeat a communi sol.. viginti parvorum ipsum praesentando Rectori, & hoc si ipsi lupus et lupa essent magni. Si autem essent parvi de cubiculo, seu nido, tunc habere debeat sol. decem parvorum pro singulo, ipsos praesentando D. Rectori” [Ricompensa per chi cattura un lupo o una lupa. Decretiamo e ordiniamo che chi catturi una lupa e la presenti al sig. Rettore debba ricevere dal comune di Belluno trentadue soldi piccoli. Se invece cattura un lupo debba ricevere, se lo presenta al Rettore, venti soldi, e ciò se il lupo e la lupa sono adulti. Se invece sono piccoli di tana o di nido, allora riceva dieci soldi per ciascuno, presentandoli sempre al sig. Rettore” (GARBEROGLIO, com. pers.).
1749
Quasi identico testo troviamo negli Statutorum Magnificae Civitatis et Communis Feltriae libri sex (Veneziis (sic) apud Leonardum Tivanum, 1749): Rubrica XXXIV. De lupis portandis Statuimus & ordinamus quod si quis ceperit unam lupam, & ipsam portaverit domino Potestati vel Vicario, habere debeat soldos XX parvorurn a Commune Feltriae, si autem coeperit unum lupum habere debeat soldos decem parvorum, ipsum praesentando Rectori, vel Vicario, vel saltem pellem cum capite; & hoc si lupus vel lupa magni essent., si vero essent parvi vel de cubiculo seu nido, hunc habere debeat soldos quinque parvorum pro singulo, ipsos praesentando ut supra dictum est” Al Cap. CCII è esonerato dal pagamento del dazio chi venda carni di animali uccisi dai lupi (GARBEROGLIO, com. pers.).
1759
Lupi uccidono due muli a Candaten (VERGANI, 1991).
1797
Uccisi gli ultimi lupi di Vigo di Cadore Oltrepiave (MUSIZZA e DE DONA, 1991).
1800 (inizio)
Un lupo ucciso con le mani nel cortile di una casa di Forno di Zoldo. (LAZZARIS F., com. pers.).
11812-1813
Uccisi alcuni individui nel Cadorino (MUSIZZA e DE DONA, 1991)
1813
Nella licenza di caccia, rilasciata ad Ambrogio De Bon di Rizzios (Cadore) si legge : Si avverte il medesimo che dal primo aprile sino a tutto il 14 luglio di ogni anno è proibita qualunque sorta di caccia, a riserva di quella dei Lupi, delle Volpi, degli Orsi e di simili specie d’animali perniciosi… (F. DE BON, com. pers.)
1817
Fra i mammiferi nei tempi andati, lupi e orsi erano frequenti nella grande foresta del Cansiglio e in quelle limitrofe, ancora esistenti , dell’Alpago. Lupi ve n’erano ancora nel ‘700 e orsi nei primi decenni del secolo scorso. Vuole una leggenda che una bimba di Spert sia stata sbranata dai lupi nel 1817 ma, ripetiamo è una leggenda (FAIN E SANMARCHI, 1982).
1817
In Agordino ultima segnalazione nei pressi di Gosaldo I boschi e l’alta montagna erano infestati dai lupi e dagli orsi. Il lupo fece l’ultima comparsa nell’Agordino nel 1817 [fu questo un anno di grave carestia a causa delle continue piogge. Fu detto infatti “l’anno senza estate”. I lupi si spinsero fino a circondare l’abitato di Gosaldo (TAMIS, 1949).
1827
Segnalazioni di lupi e orsi in Cansiglio (CATULLO, 1827).
1838
Canis Lupus. Lin. Lovo. Questa fiera voracissima vive a preferenza né monti più prossimi a Belluno, che nelle alpi dietro poste; la si prende però una qualche volta nel Zoldiano, ma si vede assai di rado nel Cadore, e nel Agordino. Negli anni 1812 — 1813 si sono presi nel Tirolo, ed anche nel Cadorino, individui di questa specie macchiati di nero, e di bianco, i quali più non si videro dopo cessate le guerre con la Russia. Nello Zoldano, sul Monte Sovella, tutti gli anni si da la caccia ai lupi, agli ani e talvolta alle linci (CA’I’ULLO, 1838).
1845
Uccisione a Cortina d’Ampezzo (FOSSA, 1988).
1853
Dai registi di mia nonna Sergnano conosco che ai primi di questo secolo (vi è indicato anche il giorno) il lupo rapì un agnello nel cortile di una casa colonica a Fiamoi; e che altra visita di lupo vi avvenne in un anno posteriore. Il mio colono G.M. Fistarol, ora d’anni 72, e già abitante a Safforze assicura d’averne sentito e visto più volte. Si ritiene che un lupo sia comparso in questi contorni anche da circa 40 anni. Ora poi non se ne hanno più traccie. I lupi avevano le loro tane e dimore nei monti a settentrione di Belluno e di là calavano nelle colline e campagne sottostanti: E’ perciò che l’Oltrardo era uno dei territori più funestato da essi; ed è perciò che appunto sopra Fiamoi e sopra Safforze erano state praticate parecchie buche dette lovere apprestate a che i lupi vi cadessero entro e vi restassero presi (BAZOLLE -1868-1890 IN D. PERCO, 1987 ).
1854
Segnalazione lupo in Alpago – nota negli annali di A. MARESIO BAZOLLE (E. DE NART e E. ARBEROGLIO, com. pers.).
1900
Uccisione a Forni Avoltri – UD (CAGNOLARO et al., 1974).
1929
Località Campo Bon – Baita di Dosoledo (Comelico Superiore), uccisione da parte di Mina Antonio, Osvaldo De Lorenzo, Bergamasco Riccardo (CESCO FRARE, 2000).
1930
Uccisione di lupo in pian dei Gat (Val Vescova) (ANONIMO, 1982).
1931
Località Valderoa – Alano di Piave avvistamento (FOSSA, 1988).
Dopo la metà del 1800 si può considerare estinta la popolazione di Lupo della provincia; la specie compare da allora solo con singoli esemplari erratici, provenienti da altre aree alpine o balcaniche. Queste comparse durano ancora decenni, tanto che vi sono alcune segnalazioni e uccisioni anche nel 1900, non tutte comunque certe, tranne un’uccisione avvenuta nel 1929 in Comelico, della quale esiste una documentazione fotografica.

Toponimi
Lovo, Lof, Louf, Lou, Loo, Lovatel, Lu: i toponimi sul Lupo

Orso, Lupo e Lince erano i tre grandi predatori presenti in passato in provincia di Belluno, ma solo i primi due hanno lasciato numerose testimonianze storiche della loro esistenza nei toponimi locali. Il motivo principale è sicuramente il maggior impatto economico e sociale del Lupo e dell’Orso, sulle popolazioni locali, rispetto alla Lince.
Gli stessi Statuti delle antiche Comunità Montane individuavano proprio in questi due predatori naturali i principali nemici pubblici, veri simboli di una natura ostile. L’Orso e soprattutto il Lupo, rappresentavano inoltre le paure ancestrali delle popolazioni di montagna, che li temevano e consideravano la loro presenza una vera e propria tragedia.
La ricerca dei toponimi sul Lupo si è basata sull’analisi delle carte topografiche elaborate dai modelli dell’Istituto Geografico Militare, da fonti bibliografiche e sulle testimonianze dei valligiani. A volte è stato necessario ricorrere allo studio anche di carte topografiche più vecchie per verificare eventuali errori nell’italianizzazione di nomi dialettali. Un esempio è la Val dell’Uovo, presso S. Stefano di Cadore, che in realtà in passato era conosciuta come Val dal Loo.
Un’altra difficoltà nella ricerca dei toponimi è rappresentata dalla presenza in provincia di Belluno di numerosi cognomi originatesi dal Lupo come Lovat, Lovatel, Lovato, Alfarè Lovo. Dobbiamo essere quindi estremamente prudenti di fronte a toponimi come Costa del Lovatel (Sospirolo) e Val di Lovatel (Vallone di Campotorondo), perché probabilmente si riferiscono alla famiglia proprietaria del fondo e quindi solo indirettamente all’animale.
Il Lupo era definito in vari modi nei dialetti della provincia di Belluno: Lovo (Lova femmina), Lof, Louf, Lou, Loo (Loa femmina), Lovatel, Lu.

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I lupi sono molto abili e dall’animo nobile. Tutto ciò di cui hanno bisogno è che la gente non gli spari (Bob Ferris, musicista)