“Il foulard di Punky” è tra i Racconti in punta di coda

“Il foulard di Punky” è tra i Racconti in punta di coda

Logo RaccontiUn foulard rosso è al centro di una storia di paura, fuga e amore che ha come protagonista una randagia diventata “principessa”.
Nessuna concessione, però, alla fantasia e tutto rigorosamente vero in questo racconto che l’autrice ha scritto lontana dalla sua terra bellunese ma con il cuore vicino alla sua famiglia, che, anni orsono, ha adottato uno dei cani del rifugio.

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“Il foulard di Punky”

Mi chiamavo Nerina: meticcia, medio piccola, pelo raso nero focato, nata nel 2007, recuperata randagia, con laccio, dal canile sanitario di Belluno.

Consegnata all’Apaca in brutte condizioni, avevo il musetto tutto rovinato a causa dei maltrattamenti. Vengo curata dai volontari del Centro, sterilizzata, microchippata e rifocillata .

Ad ottobre del 2009, in una giornata uggiosa, da lontano vedo avvicinarsi una coppia di signori… Per qualche secondo scruto la situazione e loro vedono il mio musetto nero e furtivo sbucare dalla cuccia di legno per poi scomparire del tutto. Si soffermano, vogliono vedermi da vicino e potermi prendere in braccio e per poterlo fare viene smontato il tetto della mia dimora. Completamente impaurita, dal fondo di quel nascondiglio per la prima volta incrocio lo sguardo dei miei nuovi compagni di vita.

Vengo quindi adottata da Mario e Micky. E da lì comincia una nuova storia.

PunkyVengo chiamata Punky!!! Mi piace questo nuovo nome… grintoso… anche se di grinta in quel momento davvero non ne ho. Mario e Micky capiscono sin da subito che l’impresa non sarebbe stata facile visto che avevo paura di tutto, ma proprio tutto,compresa la mia ombra. Quando siamo arrivati a casa, c’è mancato un pelo che non si dovesse smontare il sedile anteriore destro della Jeep per potermi estrarre dal nascondiglio dove mi ero rifugiata e nel quale ero rimasta incastrata.

Sono arrivata, quindi, in questa bellissima casa…con un bel giardino e un grande cancello rosso. Sono stata presentata al resto della famiglia: due sorelle…una un po’ estrosa, ma l’altra per fortuna più pacata e tranquilla. Ma avevo paura, avevo tanta paura e tutta questa nuova situazione mi destabilizzava…ora cosa poteva accadere…?

Le ore passavano…i giorni trascorrevano…io riuscivo a trovare un po’ di pace la notte quando ero sola e ritrovavo un po’ quella stessa situazione che avevo nella mia cuccia di legno.

Qui vivo in casa, ho cibo e coccole, mi hanno messo anche una bandana rossa al collo…non mi manca nulla…posso uscire quando voglio in giardino….posso sentirmi libera. Ma la mia paura predomina su tutto e mi limito continuamente .

Dopo 15 giorni, a causa un forte boato fuggo dal portellone posteriore della Jeep di Mario, mentre lui sta prendendo stivali e guinzaglio per portarmi a passeggio nel caseggiato di campagna.

Non eravamo lontani da casa, ma non conoscevo ancora bene il percorso per tornare. Cosi inizio a correre: ho questa paura che mi assale e non so dove andare. Trovo rifugio sotto un supporto di palle di fieno: credo di essere in un maneggio…o qualcosa di simile, visto che ci sono dei cavalli !

(Scoprirò molto tempo dopo che il mio padrone disperato ed i volontari dell’Apaca avevano organizzato delle ricerche sul territorio…ma purtroppo senza esito).

Passano tre mesi di pieno inverno…e finalmente vengo ritrovata !

Ero a soli cinquecento metri da casa. Il ritrovamento è stato possibile perché su tutte le bacheche del paese c’era la mia foto con il foulard rosso. Sono stata vista una prima volta dal titolare del maneggio, il quale ha contattato subito Mario, che si è precipitato con un altro mio foulard per capire se fossi veramente io. Esito: stesso tessuto!

Dopo qualche giorno, al cambio del fieno, sono uscita da quel domicilio momentaneo, nel quale tutti i giorni pensavo e ripensavo a quando avrei rivisto i miei nuovi padroni. Tutta un’avventura per recuperarmi, ma vengo ritrovata più grassa di prima, perché nel maneggio c’erano altri due cani che avevano condiviso con me il loro cibo.

Da quel giorno, i miei progressi, di mese in mese, sono stati incredibili: lo percepisco continuamente dagli occhi del mio padrone, del quale -lo ammetto- sono un po innamorata! Sono passati sette anni: ho fatto un sacco di viaggi, ho visto un sacco di luoghi bellissimi, vado spesso in montagna e ho imparato a fare un sacco di cose nuove.

Sono benvoluta da tutti…grandi e piccini.

La mia paura si è fatta quasi del tutto da parte… e la complicità che ho col mio padrone è pazzesca. Potrei dire che, ora, sono quasi come una principessa che vive in un bel castello: e chissà se un giorno arriverà un bel principe azzurro a farmi compagnia?! Di tutto questo voglio ringraziare i volontari del canile che mi hanno affidata a questa splendida famiglia ed ovviamente i miei nuovi “genitori“ che in ogni istante si prendono cura di me e mi rendono una cagnolina davvero felice…

Séverine Darù