“Ho un cane nero e nessuno lo accarezza”: una diffidenza che ancora resiste

“Ho un cane nero e nessuno lo accarezza”: una diffidenza che ancora resiste

Il medioevo è alle spalle da un po’ di secoli, ma sul piano dell’evoluzione sono solo pochi istanti: forse è per questo che sopravvivono ancora oggi superstizioni e credenze sul rompere uno specchio, sul toccare ferro o legno, sul gettare monete nelle fontane e riso sugli sposi.

YumaE, poi, ci sono gli animali: il gatto nero associato alle streghe e il cane nero associato a Cerbero, il custode degli inferi. Un immaginario collettivo che sembra sepolto sotto le conoscenze scientifiche e che, invece, ogni tanto riemerge.

“Quando, un anno fa, ho preso Juma dal rifugio– dice Alessandra C.- non avrei mai detto che avrebbe subito una vera e propria ‘discriminazione’ a causa del colore nero del mantello. Quando usciamo in passeggiata, sono pochissime le persone che la guardano e meno ancora quelle che si avvicinano: e questo nonostante lei sia davvero socievole e coccolona. E’ un comportamento che lascia davvero sconcertati!”

Ed è proprio così che si comporta la maggior parte delle persone, tanto che, vista la reazione di timore così spontanea e comune, non stupisce che alcune razze da difesa abbiano puntato proprio sul nero: rottweiler, doberman, schnauzer e anche a una linea di lavoro del pastore tedesco non incuterebbero “paura” se fossero di un bianco candido!

Credenze
I Cinesi credono che un cane possa vivere sette vite consecutive, mentre in Irlanda si pensa che porti sfortuna imbattersi al mattino con un cane che abbaia.
Un cane che ulula è sempre un segno funesto che diventa presagio di morte in alcune regioni d’Italia, dove si crede che morirà la persona più giovane della famiglia che lo ha udito.
Per alcuni avere un cagnolino nero in casa terrebbe lontano il malocchio: in India, in particolare, allontanerebbe il malocchio emanato da Saturno. E’ segno di sfortuna, comunque, incontrare un cane -bianco o nero che sia- che scava buche nella terra (presagio di morte e di incendio).
Nella Vetrina Medioevo dell’Università di Padova si ricorda che, nel periodo che va dal 476 al 1492, la raccolta della mandragora seguiva un rituale specifico: non si doveva mai toccare la radice con le mani, ma legare un cane nero alla pianta e sollecitarlo, attraverso il suono di un corno, affinché la estraesse dal terreno; la radice si sarebbe ribellata, emettendo urla capaci di provocare follia o addirittura la morte di chi le avesse udite.

Chi crede nella cromatologia fornisce una spiegazione legata al fatto che il nero è il “non colore”, ossia quell’assenza di ogni colore che predisporrebbe a stress e depressione dato che assorbendo la luce “svuoterebbe” l’energia vitale, che invece il bianco farebbe rimbalzare. Ed è sempre un cane bianco che, nell’interpretazione dei sogni, è di ottimo auspicio, mentre sognarne uno nero è di cattivo presagio.

Oggettivamente, un fattore che, invece, potrebbe ridurre l’attrattività del cane nero è la maggior difficoltà di vederne gli occhi, che sono un elemento importante per interpretare l’espressione dell’animale.

Sta di fatto che -a causa di motivi emozionali o meno- il cane nero è, da sempre, l’esemplare che in canile ha le difficoltà maggiori ad essere adottato, surclassato dai cani a pelo chiaro e, se scuri, almeno con evidenti chiazze bianche.