Chi consolerà il cane (o gatto) della mia morte?

Chi consolerà il cane (o gatto) della mia morte?

“Odio questo mondo, mi fa vomitare” ha detto pochi giorni fa l’ormai ottantaduenne Alain Delon e quando arriverà il momento di morire farà sopprimere Loubo, il suo pastore belga di due anni, “piuttosto che farlo morire di dolore sulla mia tomba”, dove invece l’attore francese vuole riposi anche il suo amatissimo cane.

A dei mass-media sempre attenti alle cronache che possono scatenare forti emozioni (meglio se rabbiose), una notizia del genere non poteva non guadagnare le prime pagine di giornali e social network. Del resto, la domanda è di quelle che in tanti si fanno: cosa succederà al mio cane o al mio gatto quando morirò? Chi baderà a lui e lo consolerà della mia morte?

Delon – che i media dicono abbia sempre amato i cani – ha risposto in maniera “disperata”, probabilmente mosso da un amore intenso ma altrettanto “disperato”, come se non vi fosse che la morte come via di uscita possibile ed emotivamente accettabile per un compagno che non ha la possibilità di scegliere.

Ha scritto Marco Neirotti, giornalista e scrittore torinese: “la decisione di Delon si fonda su una proiezione generata da malinconia e forse da un fondo depressivo…Quello che dovrebbe invece faticosamente riconoscere” è la possibilità che “il cane si affezioni in qualche modo, anche parziale, ad altri, a una persona che potrebbe fin d’ora, pian piano, giorno per giorno, accarezzarne la confidenza e la fiducia.”

E’ un po’ quello che cercano di fare le persone a fine vita o a cui non rimane che la solitudine di una casa di riposo quando vengono in rifugio e chiedono di lasciare il loro cane: certamente partono dall’esigenza di trovare una “soluzione” ad un problema, ma fanno anche di tutto per cercare un contesto che dia al loro compagno la possibilità di superare il dolore del distacco e se non trovano la risposta tra i famigliari e i conoscenti vengono a cercarla tra “chi ama i cani” e quindi non può che amare anche il loro.

A prescindere dal fatto che sarebbe comunque molto complicato (oltre che illecito) per chi non ha un cognome così famoso come Delon far sopprimere il proprio cane in assenza di uno dei presupposti voluti dalla legge, ciò che più avrebbe importanza sarebbe di maturare la convinzione che la morte (del cane) non è la “soluzione” ma un semplice epilogo (il nostro) e permettere ad altri di amare chi abbiamo amato potrebbe essere un buon modo di chiudere la nostra vita.