Cannabis e derivati verso la legalizzazione? E il cane?

L’ultima seduta si è tenuta il 20 giugno scorso: le Commissioni Giustizia e Affari Sociali della Camera hanno, infatti, ascoltato le ragioni di FreeWeed, l’associazione no profit formata da “consumatori di cannabis, estimatori della pianta e dei suoi prodotti”. L’autoproduzione personale è il diritto al quale aspirano FreeWeed e altre associazioni – come quella dedicata a Luca Coscioni che sta raccogliendo, proprio in questi mesi, le 50.000 firme per una proposta di legge di iniziativa popolare -, poiché lo collegano al diritto fondamentale dell’uomo alla salute.

L’impiego
CannabisCome si può leggere nel sito della Fondazione Alberto Veronesi, l’efficacia farmacologica dei cannabinoidi è ormai provata da studi universalmente condivisi.
I medicinali che li contengono sono indicati nel trattamento farmacologico della nausea e del vomito in pazienti affetti da neoplasie e Aids (trattati con farmaci antiblastici e antivirali). Vi sono anche studi riguardanti l’attività antidepressiva, anticonvulsivante, antispasmodica, antitumorale e stimolante l’appetito.
I cannabinoidi hanno un effetto analgesico, e, pertanto, agirebbero in sinergia con gli oppioidi. Permetterebbero, cioè, di ridurre i dosaggi degli analgesici oppiacei necessari a trattare il dolore cronico. Gli effetti collaterali sono minimi, e comunque, così come per gli oppioidi, non è riportata alcuna tossicità d’organo.
Tra il 2014 e il 2015 sono stati 207 i pazienti “umani” veneti che si sono curati con preparati a base di cannabis: di questi solo 8 hanno ottenuto la copertura finanziaria del Sistema sanitario nazionale, mentre gli altri 199 si sono dovuti pagare interamente la terapia.

Con lo stesso pacchetto con cui lo scorso gennaio ha depenalizzato la guida senza patente, il governo ha ridotto a illecito amministrativo anche il reato previsto per la coltivazione della cannabis ma solo se commesso da aziende che sono autorizzate a produrla a fini terapeutici: per tutti gli altri coltivazione e possesso restano assolutamente illegali, mentre al fabbisogno nazionale di cannabis terapautica – stimato in 100 chilogrammi all’anno- ci pensa lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze. Alcune regioni (Puglia, Toscana, Liguria, Marche, Abruzzo, Sicilia, Umbria e anche il Veneto con la l.r.n.38/2012),  hanno già legiferato in materia da qualche anno, ma il 23 giugno scorso il Friuli Venezia-Giulia ha fatto un altro passo avanti, garantendo la rimborsabilità del farmaco somministrato in ospedale ed il trattamento anche a domicilio. E il prossimo 25 luglio il disegno di legge sulla depenalizzazione approderà alla Camera, dove verrà discusso e poi votato.

E’ davvero uno scenario in continuo movimento e c’è chi crede che il 2016 sarà l’anno della liberalizzazione per la cannabis terapeutica, tanto che il brand Nativa si sta preparando a far nascere in tutta Italia negozi in franchising per la commercializzazione.

Ma che c’entra il cane? C’entra eccome! L’impiego della cannabis terapeutica anche nella farmacopea veterinaria non è solo una prospettiva, ma è già una realtà, come conferma la disponibilità online di alcuni antidolorifici e medicinali statunitensi, ad esempio, contro l’epilessia e per il miglioramento della qualità di vita del cane anziano. Senonchè, l’impiego nei farmaci ad uso veterinario sta avvenendo quasi esclusivamente per ragioni di business, dato che, a differenza che sull’uomo, sui cani e sugli animali manca quasi del tutto la ricerca. Ecco perchè servirebbe che il parlamento prendesse in considerazione anche gli animali e dettasse qualche regola pure per l’utilizzo della cannabis nella farmacopea veterinaria!

E chiudiamo con una curiosità: esiste l’intossicazione da  marijuana nei cani? Esiste ed i sintomi (euforia, ipereccitabilità, atassia, tachicardia e, raramente, convulsioni e coma) compaiono dopo 30-90 minuti dall’ingestione e possono durare anche più di 72 ore. Difficile, però, che si verifichino grossi danni, perchè la dose minima letale è piuttosto alta: ci vogliono, infatti, più di 3g/kg per portare al decesso del cane, che normalmente sopravvive nel 100% dei casi.

Tutto sommato, ben peggio la nicotina,  che, anche se ingerita in piccole quantità, può provocare la comparsa di segni clinici o addirittura il coma e la morte dell’animale.

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