Niente accesso nei rifugi: il CAI sbatte la porta in faccia ai cani

Niente accesso nei rifugi: il CAI sbatte la porta in faccia ai cani

Tempo permettendo, sono questi i mesi in cui si ricomincia a frequentare la montagna, di nuovo libera dalle nevi e accessibile ai cani. Ma l’accessibilità si fermerà inevitabilmente davanti alla porta del rifugio, perchè l’art.15 del Regolamento Generale Rifugi del Club Alpino Italiano stabilisce che “…non si possono introdurre animali nei rifugi, salvo diverse disposizioni concordate tra sezioni e gestore”: un divieto che interessa 774 rifugi alpini italiani, di cui 113 veneti, la stragrande maggioranza dei quali si trova ovviamente sulle Dolomiti bellunesi.

Non è una bella posizione quella del CAI, che è tra le maggiori associazioni ambientaliste italiane, ma che, con questo divieto, di fatto sbatte la porta in faccia ad animali che sono legati, da sempre, alla storia del soccorso alpino, dell’escursionismo e della vita in quota.

6 anni fa
L’Italia è pronta da un pezzo: è la politica e gli enti come il CAI ad essere retrogradi!
Martedi 27 novembre 2010 escono i risultati di una indagine che Ipsos ha condotto per conto del Ministero del Turismo.
E’ così che il Bel Paese scopre che l’84% degli italiani è favorevole all’ingresso degli animali domestici nei locali pubblici. Minima la differenza tra chi possiede e vive con animali (86%) e i non proprietari (82%). In generale, l’86% del campione ritiene importante la difesa della natura e degli animali e addirittura il 92% vuole che le istituzioni intervengano attivamente per la protezione del nostro patrimonio ambientale e degli animali. Il 95% è convinto che gli animali vadano rispettati mentre solo il 4% ritiene che l’uomo sia superiore agli animali e che, pertanto, i suoi bisogni debbano sempre e comunque prevalere.
La stragrande maggioranza del campione (88%) chiede dunque alla politica di intervenire nella tutela degli animali e l’83% del campione crede che, sul fronte del turismo, l’immagine dell’Italia migliorerebbe se nel nostro Paese ci fossero più amore e rispetto per loro.

Ad attenuare il rigoroso divieto regolamentare c’è un vademecum redatto nel giugno del 2014 dalla Commissione centrale rifugi e opere alpine del Club che -considerata la grande differenza tipologica e logistica delle strutture alpine, nonchè la loro diversa posizione geografica- lascia uno spiraglio di discrezionalità al gestore, il quale dovrà:

  • informarsi nel Comune ove è sito il rifugio per verificare se sono state o meno emanate delle ordinanze restrittive per l’accesso degli animali;
  • concordare con la sezione la posizione da tenere nei confronti dell’accesso degli animali e, qualora si sia approvato il divieto, dovrà comunicare e/o recepire apposito certificato amministrativo rilasciato dal Comune e apporre un cartello ove si specificano i riferimenti del diniego.

Qualora, invece, gli animali  siano ben accetti (ma è probabile che questa non sia la regola!) non verrà apposto alcun cartello, proprio come accade per i locali pubblici del fondovalle: in questo caso, scatta il diritto di accedere con il proprio cane, ovviamente al guinzaglio e munito di museruola.

Stando al tenore letterale della norma regolamentare, non c’è, invece, nessuna possibilità di trascorrere la notte in rifugio col proprio cane, dato che lo stesso art.15 così recita: “resta comunque il divieto assoluto di accesso agli animali nei locali adibiti a pernottamento.” Vien da chiedersi se il divieto operi anche se c’è il consenso degli escursionisti ed alpinisti coi quali si dovrà condividere la stanza: la riposta è probabilmente affermativa, perchè la norma regolamentare non distingue tra camerate e (pur rare) camere singole o doppie, e soprattutto rafforza il divieto con l’aggettivo “assoluto”, che non ammette, quindi, alcuna deroga.

Noi crediamo che norme e regolamenti che favoriscono la convivenza tra gli animali e la collettività aiutino a ridurre anche gli abbandoni e i maltrattamenti e quella del CAI è senz’altro una posizione deprecabile, di cui le sezioni bellunesi dovrebbero essere le prime a chiedere la modifica. Per intanto possiamo contare solo sulla sensibilità dei gestori e, quindi, prima di partire per una passeggiata in quota, meglio telefonare al rifugio e informarsi circa la possibilità di accesso e pernottamento col proprio cane. A ciascuno, poi, la scelta di andarci ugualmente o di cambiare destinazione!