Luci e ombre della nuova legge sugli animali

Luci e ombre della nuova legge sugli animali

Parecchie cose buone, ma anche norme peggiorative e soprattutto troppe tutele rifiutate

A novembre 2024, la Camera dei deputati aveva approvato la proposta di legge presentata due anni prima dall’on.le Brambilla, che modifica la normativa di tutela degli animali. L’auspicio era che i limiti evidenziati nel testo licenziato da quel ramo del Parlamento fossero corretti dal Senato, che invece il 29 maggio lo ha approvato in via definitiva ma senza alcuna modificazione.

Come accade spesso in occasioni come queste, le dichiarazioni trionfalistiche dei partiti dell’attuale maggioranza eccedono la reale portata del provvedimento, dato che il testo che attende solo di essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale per diventare legge dello Stato risulta certamente positivo sotto alcuni aspetti (ad esempio, le aggravanti legate alla presenza di minori o alla diffusione attraverso strumenti informatici o telematici, immagini, video o altre rappresentazioni del fatto commesso) ma, nel complesso, è poco coraggioso (mancano, ad esempio, le fattispecie relative all’uccisione dell’animale del convivente o all’uccisione per negligenza o trascuratezza, così come è ignorato il furto di animali d’affezione) e in qualche caso anche controproducente per la tutela degli animali. 

Due disposizioni risultano, in particolare, del tutto inopportune e lesive.

La prima riguarda la detenzione a catena o con altro strumento similare, che, di fatto, viene consentita allorchè non impedisca il movimento del cane o del gatto, in palese contrasto con quanto alcune Regioni hanno da tempo disposto in materia, stabilendo un divieto “tout court”, senza deroghe o giustificazioni. Fortunatamente, le norme regionali più restrittive continueranno ad essere applicate nei rispettivi territori in quanto migliorative della tutela di gatti e cani, così come accadrà per i regolamenti comunali che dispongono in senso più favorevole agli animali. Ma è un grave errore del Parlamento non essersi ispirato a questo filone legislativo delle autonomie locali che, invece, esprime correttamente la sensibilità della società civile.

La seconda disposizione peggiorativa dell’attuale normativa riguarda, invece, l’obbligo di microchippatura dei cuccioli di cani e gatti: con l’entrata in vigore della nuova legge, si potrà applicare il microchip anche dopo i due mesi di età. E’ un favore ad allevatori e commercianti e un allentamento del contrasto al traffico di animali, tanto più inspiegabile in quanto peggiorativo di una normativa voluta e perseguita da un altro governo di centro-destra di qualche anno fa, che ben aveva compreso, invece, l’importanza della tracciabilità delle cucciolate. 

Insomma, non è questa la legge che attua il disposto del comma 3 dell’articolo 9 della Carta Costituzionale: “ai modi e alle forme di tutela degli animali” mancano ancora molti tasselli, ma è molto probabile che il tempo presente – incline a prilivegiare gli interessi minoritari dei cacciatori e degli allevamenti intensivi – non sia quello che può dare agli animali (compresi quelli selvatici, ignorati del tutto dalla nuova legge per volere della Lega) la salvaguardia piena e incondizionata, come invece loro spetterebbe.