Apaca scrive a tutti i comuni chiedendo di sorvegliare il benessere dei cani che seguono le greggi. L’invito ai cittadini a denunciare ogni violenza.
Apaca ha inviato a tutti i sindaci della provincia, al reparto biodiversità dei carabinieri e ai Servizi Veterinari dell’Ulss 1 Dolomiti la richiesta di una maggiore sorveglianza sulla condizione dei cani da conduzione e da protezione che accompagnano le greggi. Si tratta di una popolazione stimabile tra i 40 e 60 cani, chiamati a custodire e guidare le 15-20 greggi autorizzate ogni anno al pascolo vagante sui territori comunali della provincia.
“L’iniziativa – dice Paola Lotto, presidente di Apaca – si è resa necessaria per cercare di porre fine ai comportamenti al limite del maltrattamento che alcuni pastori attuano nei confronti dei cani da lavoro, tenuti alla catena anche per tutto il giorno, talvolta non alimentati adeguatamente e privi di trattamenti antiparassitari se non addirittura di vaccini. Per non parlare dei cuccioli consegnati a incauti cittadini senza microchip e vaccini essenziali o, peggio, abbandonati lungo i percorsi e che solo nel migliore dei casi finiscono in canile a spese dei comuni.”
Apaca invita anzitutto i cittadini a non farsi condizionare e sviare dall’idilliaca atmosfera del gregge in transito o in sosta nel prato vicino casa e sia a denunciare ogni fatto che concretizzi la violazione di una delle norme poste a tutela della vita, della dignità e del benessere di tutti i cani e quindi anche di quelli che si accompagnano al gregge, sia a segnalare alla polizia municipale la presenza di cucciolate negli accampamenti o dentro le auto dei pastori affinché possano essere effettuati gli opportuni controlli.
“Ma invitiamo anche le Amministrazioni comunali – sottolinea la presidente di Apaca – a prendere esempio dai comuni più attenti e lungimiranti ed adottare all’interno dei regolamenti di polizia rurale o sul benessere degli animali norme che disciplinino non solo l’ingresso delle greggi nei centri abitati, il mantenimento dagli stessi di una distanza minima e l’obbligo di pulizia delle strade e delle piste ciclabili dopo il passaggio, ma anche il dovere per i responsabili del gregge di comunicare alla polizia municipale – e se del caso all’ASL – ogni variazione del numero dei cani al seguito rispetto a quanto dichiarato al momento del rilascio dell’autorizzazione”.
Tracciando le variabili più significative (numero, sesso, sterilizzazioni e castrazioni, eventi di parto, incidenti, decessi e malattie) sarà così possibile esercitare un’adeguata attività di sorveglianza sui cani che accompagnano le greggi nell’arco dell’intera durata del pascolo vagante, reprimendo in tal modo anche le violenze, gli abbandoni e le sepolture non autorizzate. È sufficiente che le polizie municipali e i carabinieri del reparto biodiversità svolgano visite ispettive alle greggi in pascolo vagante e comunichino all’ULSS e magari anche al comune di successivo transito l’esito dei rilievi effettuati anche sui cani. Azienda Sanitaria e Comuni dovrebbero poi imporre ai responsabili delle greggi l’obbligo di informare le autorità preposte alla vigilanza e al controllo di ogni evento che interessi non solo il gregge ma anche i cani che lo accompagnano.
In sostanza, questa rete di sorveglianza preventiva consentirebbe un monitoraggio migliore del benessere di tutti gli animali coinvolti nel pascolo vagante, l’azzeramento degli abbandoni e delle soppressioni illegali e anche una quanto mai opportuna responsabilizzazione dei pastori sulla necessità non solo di rispettare i luoghi e le proprietà, ma anche di eliminare ogni rischio di aggressione a cittadini, escursionisti e passanti e ai loro animali da compagnia da parte di cani troppo spesso non sorvegliati e lasciati a se stessi.