Gli aforismi. Cave canem: Seneca e i cani nell’antichità

“L’affetto per un cane dona all’uomo grande forza”: in tempi drammatici come quelli odierni – il pensiero non può che andare all’Ucraina, ma altri e molti esempi potrebbero aggiungersi – queste parole attribuite al filosofo Lucio Anneo Seneca risuonano con grande attualità. Contro la spaventosa sofferenza di questo periodo, infatti, hanno saputo levarsi anche la dedizione e il coraggio che i cani sanno suscitare in chi vive insieme a loro. Lo hanno dimostrato per esempio le reti di volontari che hanno portato in salvo molti animali e il sostegno che i rifugiati hanno trovato grazie al semplice contatto con un cane.

Vissuto nel I secolo dopo Cristo nella Roma imperiale, Seneca è stato uno dei più grandi rappresentanti della filosofia stoica romana della quale, insieme a riflessioni morali di natura spesso personale, sono disseminate alcune delle sue opere più famose: le Epistulae ad Lucilium, il De brevitate vitae, le Naturales quaestiones. La frase del filosofo ci parla ancora oggi e ci dice che il rapporto fra uomo e cane non è mai venuto meno nel corso dei secoli: allora come oggi la presenza di un cane, per quella misteriosa magia che lo ha fatto diventare il migliore amico dell’uomo, ha dato all’umanità modo di resistere. Nei tempi antichi i cani erano sicuramente percepiti in modo molto diverso da come li consideriamo oggi – ovvero veri e propri membri delle nostre famiglie –, visti soprattutto come guardiani delle case e compagni a supporto della caccia e della guerra. Ma non è mancato nemmeno allora, e la citazione di Seneca lo dimostra, un senso di attaccamento e anche di rispetto verso questi animali, considerati a tutti gli effetti esseri viventi.

La grande forza d’animo che la filosofia stoica poteva accendere nel cuore degli uomini, attraverso i principi morali della razionalità e della conoscenza, sembra scaturire anche dall’amore che si riversa sui cani e dalla considerazione del loro speciale legame con l’uomo. Un uomo che deve ambire a diventare saggio, ci ammonisce Seneca, che persegue perciò l’ideale di un’esistenza etica vissuta secondo ragione. Alla quale però non è sempre facile appellarsi, soprattutto davanti alla follia e ai disastri di cui purtroppo sono capaci gli uomini. Ma resta pur sempre rincuorante sapere che possiamo riguadagnare un orizzonte di serenità anche grazie alla vicinanza di un cane, che sa infondere fermezza alle persone come ci riusciva la filosofia stoica, con l’aggiunta però di una coda scodinzolante e di un’irresistibile amorevolezza pelosa.

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