“Inseparabili”: il Racconto di don Stefano e del suo cane Full

“Inseparabili”: il Racconto di don Stefano e del suo cane Full

Logo RaccontiIl 10 giugno 2016 muore don Stefano Pontil, un prete giovane, molto amato dai parrocchiani e dai ragazzi. L’ultimo tratto del suo cammino terreno l’ha vissuto insieme al cane Full, a cui ha dedicato scritti, foto e pensieri condivisi con i tanti che lo seguivano anche sui social. Nerea, zia di don Stefano e volontaria di APACA, ha dedicato a Full e Stefano questo racconto.

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“Inseparabili”

Sono una femmina di border collie, che dieci anni fa una parrocchiana pensò bene di regalare ad una persona speciale: don Stefano, che all’epoca era parroco di Cortina d’Ampezzo e che in più occasioni aveva dichiarato di amare particolarmente proprio la razza a cui appartenevo.

Don Stefano ha scelto per me un nome maschile: infatti, mi ha chiamata Full, l’abbreviativo con cui don Camillo, il personaggio letterario creato da Giovannino Guareschi, chiamava il proprio cane Fulmine.

Ho trascorso un’infanzia felice e spensierata. Al mio papà Stefano piaceva occuparsi dell’educazione morale e civile dei giovani e i ragazzi accorrevano a frotte in parrocchia, motivati dalle tante attività che venivano loro proposte ed ovviamente, ragazzi e ragazze facevano a gara nel coccolarmi e nel farmi giocare.
A volte in compagnia dei giovani della parrocchia, ma più spesso da soli, io e il mio papà abbiamo fatto bellissime passeggiate in montagna, camminando tra boschi, prati e rocce e sedendoci nell’erba ad ammirare la bellezza del Creato. Erano momenti magici, perchè mi abbracciava e mi copriva di baci sul muso, finchè non riuscivo a divincolarmi e zompavo intorno a lui, nel gioco di fingere di non farmi prendere.

nipote NereaPapà Stefano ha un carattere bellissimo, non è quasi mai triste e ama scherzare. Come quella volta che a casa nostra si presentò un uomo alto e serio, vestito come a volte si vestiva anche il mio papà, con una lunga veste nera da cui spuntava solo un collettino bianco. Papà Stefano gli sorrise e, con voce ferma, disse: “Entra, caro amico mio che ti presento la mia convivente!” Mi guardai intorno, interdetta, perchè sapevo bene che la nostra famiglia era composta solo da me e da lui! Mi girai verso il prete che era rimasto impietrito sulla soglia di casa e vidi la sua espressione allibita. Infine, guardai il mio papà, che stava ridendo a crepapelle!

Sapevo che il suo più grande desiderio era di farmi avere una cucciolata. Lo capii dal fatto che, per un certo periodo, continuava a presentarmi un sacco di pretendenti: alcuni erano maschi dall’aspetto fiero, altri più apparentemente timidi e altri ancora indisponenti ed arroganti. Per me i loro approcci erano solo un gioco, forse perchè il mio animo era rimasto quello di una cucciola: sta di fatto che non arrivò alcuna cucciolata.

Papà Stefano ha la passione della fotografia, ma soprattutto ha la passione di fotografare me: mi ha scattato centinaia di foto che documentano tutte le fasi della mia vita di cucciola e di adolescente e poi di femmina adulta, con qualche piccolo acciacco ma ancora con tanta energia da spendere. Quando usa l’autoscatto, nella foto c’è anche lui e, di solito, mi guarda con affetto e mi sorride.

Non tanto tempo fa, in una giornata di inizio estate particolarmente afosa, dovevamo raggiungere in un rifugio un gruppo di ragazzi della parrocchia che avevano deciso di festeggiare in quota la fine dell’anno scolastico. Camminammo per alcune ore sotto il sole. Non c’era un filo d’aria e nonostante il mio papà fosse vestito da trekking, sudava e respirava con fatica, come non l’avevo mai visto fare. Giunti in prossimità del rifugio corsi verso i ragazzi e un paio di loro si alzarono e andarono incontro al mio papà, che procedeva a fatica lungo il sentiero. Intanto che io salutavo il gruppo, i ragazzi che avevano raggiunto papà Stefano cominciarono a gridare: mi girai e lo vidi accasciato tra le braccia di un giovane. Stavo per correre verso di lui, ma alcuni dei ragazzi fecero cerchio attorno a me e cominciarono ad accarezzarmi, quasi volessero impedirmi di svegliarlo.

Quella è stata l’ultima volta che ho visto papà Stefano.

Qualche giorno dopo quella strana giornata, la zia e i genitori di papà mi portarono in un luogo dove non ero mai stata, con tanta gente che, in fila, seguiva una grande scatola di legno: c’era un grande silenzio e si sentiva un intenso profumo di fiori.

E’ un po’ di tempo che trascorro le mie giornate senza Stefano: mi accuccio in un angolo del giardino, vicino al cancello, e aspetto che finalmente faccia ritorno dal suo viaggio. Altre volte è partito per l’America Latina, per l’Africa o per gli incontri che il Papa faceva con i giovani in varie parti del mondo: tutte le volte mi accucciavo in un angolo del giardino, vicino al cancello e lo aspettavo. E’ sempre tornato e mi ha riempito di baci e di abbracci: Il mio sguardo è fisso sul viale nell’attesa di vedere arrivare il suo pulmino azzurro.

Mi fanno compagnia Samba, una femmina di border collie, un po’ gelosa dell’affetto che tutti mi dimostrano e Fulvio, che mi han detto che viene dal Sud.
Anche papà Stefano forse deve tornare proprio da lì: io lo aspetto e sono sicura che lo vedrò presto spuntare dal viale. Il nostro legame è fortissimo e profondo e niente ci può separare a lungo, tant’è che siamo conosciuti come gli…inseparabili.
Nerea Fiamin