Il Lazio dice no alla catena

Il Lazio dice no alla catena

Qualche tempo fa vi abbiamo parlato della normativa riguardante i cani a catena in Italia, Europa e Stati Uniti, citando il report realizzato dal Green Impact e dall’associazione Save the dogs e oggi siamo felici di poter aggiornare positivamente la situazione italiana: dalla fine dell’estate, infatti, un’altra regione italiana può essere annoverata tra le virtuose che hanno proibito per legge l’utilizzo della catena. Dopo Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Lombardia, Puglia, Umbria e Veneto, anche il Lazio vieta la detenzione tramite questo strumento, attraverso la modifica della legge regionale del 21 ottobre 1997 che si applica ai cani e altri animali da compagnia.

Un passo avanti verso la chiarezza e la condanna di un vero e proprio maltrattamento che si fa strada all’interno di un intrico di normative regionali che spesso non seguono una linea comune. Per esempio, in Campania è vietata la catena ma non sono previste sanzioni, mentre in altre regioni la norma prevede di punire i trasgressori.  Oppure in alcuni casi sono contemplate delle eccezioni, come appunto in Lazio dove è lecito legare un cane per motivi medici, giustificazione che deve però essere convalidata da un veterinario che verifichi l’effettiva condizione di salute dell’animale e la durata del periodo di cura cui sarà sottoposto.

Ovviamente, Apaca si augura che presto anche le altre regioni italiane seguano l’esempio dello sparuto gruppetto di amministrazioni che ha legiferato in materia e che si prendano finalmente a cuore la salute dei cani che ancora oggi, purtroppo, proibizioni o meno, vengono obbligati a una catena. Una pratica che danneggia il loro benessere psico-fisico: i cani possono subire lesioni e traumi dovuti al collare, rischiano lo strangolamento, il soffocamento o addirittura l’impiccagione, possono incorrere in patologie legate al caldo o al freddo, patire attacchi di parassiti… e non ultimo bisogna aggiungere lo stress, che causa irritabilità, iper-attività o depressione nel cane che deve vivere in questo stato di prigionia, in assenza quasi totale di interazioni fisiche e affettive con l’uomo e con scarse possibilità di muoversi e di essere accudito nel migliore dei modi. Ogni cane merita di essere trattato con rispetto, di essere felice e di sentirsi libero e protetto. L’umanità e la civiltà dei gruppi umani devono garantire questi diritti anche attraverso le decisioni legislative che prendono in favore dei cani e di altri animali, parte integrante delle nostre comunità.