Uno strumento in più contro gli abbandoni: il cane nello stato di famiglia

Sarebbe la prima volta a livello internazionale e, forse, aiuterebbe davvero a ridurre gli abbandoni e ad individuare più facilmente le responsabilità del proprietario. Stiamo parlando della proposta di legge per inserire i cani nello stato di famiglia, che è stata presentata alla Camera il 19 novembre 2015 da un gruppo di deputati -primo firmatario Paolo Russo (Pdl)- e che si trova ora in Commissione Affari Sociali.

Statistiche animaliPer sollecitare il parlamento ad accelerare l’iter di esame e approvazione, la proposta è stata ripresa nei mesi scorsi da FareAmbiente, che ha sottolineato come queste disposizioni verrebbero incontro a un’esigenza delle famiglie italiane, che vedono nel loro animale un membro a tutti gli effetti del nucleo familiare ( in Italia sono oltre 7 milioni i cani adottati iscritti alle Anagrafi Canine Regionali).

In sostanza, la proposta di legge punta a creare un collegamento diretto proprio tra l’Anagrafe Canina -di competenza delle regioni- e lo Stato di Famiglia di ogni proprietario/adottante -che è affidato, invece, alla competenza dei comuni. Secondo i proponenti, “la lettura dell’anagrafe regionale tramite lo stato di famiglia:
1) garantirebbe un aggiornamento della stessa più rapido sui passaggi di adozione;
2) renderebbe immediatamente individuabile la responsabilità del proprietario o dell’adottante, in caso di evento dannoso, o negli accertamenti dovuti sulla provenienza etica del pet da allevamenti professionali deontologici;
3) creerebbe i presupposti per giungere in fasi successive all’istituzione di un’anagrafe nazionale;
4) consentirebbe una migliore individuazione, dal punto di vista antropologico, delle relazioni affettive che legano il pet al nucleo familiare;
5) renderebbe più agevoli e immediate la pianificazione, la verifica e le attività svolte per la gestione del randagismo nonché per lo svolgimento di indagini giudiziarie e di controlli delle autorità competenti.”

In ogni caso, sarebbe davvero un passo significativo verso il riconoscimento dello status giuridico di essere senziente che il trattato di Lisbona riconosce agli animali: e anche il cane smetterebbe, così, di essere “qualcosa” e diventerebbe “qualcuno”.

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