Ulss Dolomiti: dal 1° settembre basta soccorso agli animali selvatici

“Nessuna cura all’animale selvatico che viene investito sulle strade: deve solo morire e senza eutanasia, perché per lui non c’è alcun medico veterinario disponibile. È l’assurda situazione che si è venuta a creare in provincia dal primo settembre scorso, quando l’azienda sanitaria Usl 1 Dolomiti ha cessato l’intervento dei veterinari pubblici sui selvatici investiti. Il problema è che non ci sono, al momento, sostituti privati e per gli animali c’è da augurarsi che muoiano sul colpo.” E’ quanto scrive oggi Olivia Bonetti sulla pagina locale de Il Gazzettino: un’altra conferma dello stato in cui versa la veterinaria pubblica, privata di un compito che le era arrivato addosso un paio d’anni fa a seguito delle scelte politiche che avevano coinvolto il servizio di Polizia provinciale e che ora la Provincia di Belluno – con grave ritardo – starebbe cercando di assegnare ai medici veterinari privati, una soluzione su cui sorgono moltissimi dubbi in termini di competenza (sulla fauna selvatica) e disponibilità alla reperibilità.

Infatti, è da giugno che Prefettura e Provincia sapevano della fine del servizio di assistenza ai selvatici, una chiusura riconducile alla nuova legge regionale n.30 del 7 agosto scorso, che assegna proprio alla Regione le competenze per le cure della fauna selvatica ed istituisce centri regionali per la fauna selvatica di cui, però, non c’è alcuna traccia nè nell’immediato, nè quasi sicuramente nel breve e medio periodo! La legge nazionale n. 157 che risale al 1992 prevede, infatti, l’istituzione di un centro di recupero in ogni provincia e, ad oggi, quella di Belluno – chiamata ad occuparsi di un “patrimonio animale” che è parte integrante di quel patrimonio dell’umanità di cui ci stiamo fregiando per lo più a fini di business – è del tutto inadempiente!

E, dunque, se si trova un animale selvatico investito su una strada della nostra bella provincia? Si chiama ancora il 1515 o i vigili del fuoco o la polizia provinciale, ma se non è morto non arriverà nessuno – nè il veterinario pubblico, nè il responsabile della locale riserva di caccia – e verrà lasciato soffrire finchè non morirà!

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