Piccola storia di APACA: il nuovo obiettivo del recupero comportamentale

Per la crescita del rifugio il 2018 è un anno importante: con il supporto di una veterinaria comportamentalista e di una educatrice cinofila, i volontari riescono a dare una prospettiva di adozione ad un gruppo di cani vittime di animal hoarding, cani che nel momento della cattura si presentavano come un branco molto aggressivo. Un’attività del tutto analoga viene iniziata a gennaio del 2019, quando in rifugio arrivano ben dodici cani, catturati vaganti dopo il rinvenimento del cadavere del clochard che con loro viveva in condizioni di gravissimo degrado.

 

 

 

E’ così che dare una prospettiva a cani in difficoltà comportamentale diventa, per APACA, un nuovo, entusiasmante obiettivo.

A fine estate, il canile è al completo e le adozioni in preoccupante calo. Del resto, lo spazio per le adozioni non è infinito e molto probabilmente si è prossimi a una sorta di saturazione. Una situazione che è conseguenza di tanti fattori: la popolazione umana della provincia che cala ed invecchia; un “consumismo” che alimenta acquisti di cani delle razze di moda, a volte perfino sul web, di cui spesso l’acquirente non saprà rispettare le caratteristiche etologiche; un commercio illegale di cuccioli che prospera pure nel bellunese, ma anche la pluriennale attività di tante persone – soprattutto donne – che si sono mosse nei confronti dei canili del Sud con grande trasporto emotivo e, quasi sempre, in “buona fede”, ma altrettanto spesso con tanta improvvisazione e impreparazione, gestendo malamente i pre-affidi e le selezioni, portando esemplari affetti da malattie che in provincia erano scomparse da anni o accettando dalle staffette animali narcotizzati per il trasporto che, una volta a destinazione, risultavano ingestibili. Di cani così ne sono arrivati anche in rifugio e una buona parte dei problemi degli abbandoni dell’estate appena finita riguarda proprio esemplari fatti venire dal Sud: giovani ‘doberman’ inseriti in famiglie con neonati, ‘schnauzer’ troppo vivaci, cuccioli garantiti di taglia piccola che invece diventano troppo grandi per un appartamento, e così via. La verità è che Stato e Regioni non sono mai intervenute per bloccare o almeno per regimentare la migrazione dai canili del Sud, lasciando che, negli anni, si producesse una situazione indegna di un paese civile.

I commenti sono chiusi.