Piccola guida all’incontro in montagna con i cani da protezione

Il progetto europeo LIFE WOLFALPS “Il lupo sulle Alpi” lavora per la conservazione a lungo termine della popolazione alpina di lupo, che lentamente e in modo naturale sta riconquistando gli spazi da cui era stata cacciata un secolo fa. Affinché il lupo abbia un futuro sulle Alpi è necessario imparare nuovamente a convivere con questa specie: promuovere l’adozione di misure di prevenzione degli attacchi ai domestici, contrastare le uccisioni illegali, incoraggiare una migliore conoscenza e una maggiore tolleranza nei confronti del lupo sono le principali azioni che il progetto LIFE WOLFALPS sviluppa per contribuire in modo determinante a questo lungo processo. Non ci sono scorciatoie: la conservazione passa attraverso la convivenza.

Tra i sistemi di prevenzione c’è anche l’utilizzo dei cani da protezione, che più volte si sono dimostrati efficaci nel ridurre in maniera significativa il numero di attacchi e di vittime, rendendole quindi sostenibili sia per i singoli allevatori e sia per le amministrazioni pubbliche che risarciscono i danni da predazione.

Tra i materiali informativi il progetto LIFE WOLFALPS ha pubblicato anche una piccola guida per gli escursionisti che dovessero imbattersi nei cani da protezione (foto, fonte: Gognablog).

Chi è il cane da protezione
Il cane da protezione è un animale di grossa taglia che nasce, cresce e vive costantemente con il bestiame: il suo compito è proteggerlo dai potenziali predatori. Le razze che si trovano più frequentemente sulle nostre montagne sono il Pastore Maremmano-Abruzzese e il Cane da Montagna dei Pirenei, grossi cani bianchi (talvolta con il mantello a chiazze scure) di circa 35-50 chilogrammi di peso che, a volte, sono difficili da distinguere se si trovano in mezzo al gregge.

Qual è il suo lavoro
A differenza dei cani da pastore, che accompagnano costantemente il pastore aiutandolo a radunare il bestiame e obbedendo ai suoi ordini, i cani da protezione lavorano con un certo margine di autonomia: devono poter essere in grado di decidere da soli e tempestivamente come agire nei confronti di una minaccia al bestiame ma, ovviamente, ciò non significa che possono essere lasciati liberi senza il controllo di una persona. Il pastore è sempre responsabile del comportamento dei suoi cani! I cani da protezione rappresentano uno degli strumenti più efficaci per la riduzione delle predazioni e, nello stesso tempo, sono una sicurezza per l’allevatore stesso, che – ricordiamocelo – passa molte ore tutti i giorni da solo in montagna. Non utilizzare i cani da protezione potrebbe portare il bestiame a un alto rischio di predazione, rendendo molto difficoltoso il lavoro per il pastore.

Con la scomparsa dei predatori sull’arco alpino l’utilizzo di questi cani è venuto meno e oggi gli allevatori stanno nuovamente imparando come “addestrarli” e gestirli affinché lavorino correttamente e, soprattutto, non diventino a loro volta fonte di problemi. I cani da protezione, infatti, reagiscono verso qualsiasi elemento che rappresenti una minaccia per il bestiame, escursionisti che non tengono comportamenti corretti inclusi. Capita purtroppo che alcuni cani non correttamente addestrati manifestino comportamenti aggressivi anche verso le persone: un cane equilibrato e un escursionista informato possono invece incontrarsi in montagna senza incidenti.

Come mi comporto se incontro un cane da protezione in montagna?
I cani da protezione sono (o dovrebbero essere) sempre insieme al bestiame che devono proteggere e, comunque, sotto l’attenta
custodia del pastore, a meno che non siano rinchiusi nelle recinzioni elettrificate. Spesso la loro presenza in alpeggio è annunciata da appositi cartelli informativi. Nel caso di greggi o mandrie di grosse dimensioni può succedere che il pastore si trovi distante rispetto al cane e non sia pronto a intervenire immediatamente nel caso in cui il cane reagisca a uno stimolo esterno, come l’avvicinarsi di un estraneo. Per questo motivo è meglio conoscere alcuni accorgimenti rispetto al comportamento da tenere in presenza di bestiame custodito da questi cani:
• Non bisogna mai attraversare il gregge passando tra gli animali (che correrebbero spaventati da tutte le parti), ma bisogna sempre aggirarlo. È probabile che il cane si avvicini abbaiando e che eventualmente possa anche annusare “l’intruso”. Molto spesso il cane lo
accompagnerà lungo il tragitto, fino a quando reputerà che non ci sia più pericolo per gli animali. Se il bestiame non viene disturbato anche i cani resteranno più tranquilli.
• Non bisogna gridare, né fare movimenti bruschi con braccia o bastoni e, tantomeno, lanciare sassi verso i cani o verso il bestiame.
• Nel caso in cui il cane si avvicini, bisogna fermarsi ed evitare di guardare il cane diritto negli occhi (segno di sfida). Per allontanarsi, indietreggiare piano senza voltare le spalle al cane e guardando verso il basso.
• Se sei in bicicletta, conviene scendere dal mezzo e accompagnalo a mano fino ad allontanarsi dal bestiame.
• Se ci sono dei bambini, è necessario tenerli vicino a sé o prenderli in braccio.
• Se si ha un cane, va tenuto al guinzaglio, evitarando di prenderlo in braccio.
• Se, nonostante tutto, il cane mantenesse un comportamento aggressivo, va segnalato al Comune in modo che il proprietario possa agire di conseguenza e cercare fermamente di correggerne il comportamento.

A queste regole, ci permettiamo di aggiungerne altre due: non accarezzare né dar da mangiare ai cani che magari sembrano più socievoli; ignorare i cani che dovessero seguirci: torneranno da soli al gregge appena ci saremo allontanati.

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