Il cane e l’accanimento terapeutico

Un irragionevole eccesso nelle cure attraverso terapie che non portano alcun beneficio alla salute o al benessere: l’accanimento terapeutico non è un’esclusiva della dimensione umana, ma si presenta anche come fenomeno riferibile alla dimensione dell’animale non umano, che però non ne è mai l’artefice, ma sempre la vittima.

In almeno due contesti ciò è particolarmente evidente: innanzitutto, quando la prosecuzione irragionevole delle terapie è causa diretta dell’incapacità del proprietario di accettare il distacco dal proprio cane e dell’azione poco professionale del veterinario che asseconda il cliente; la seconda occasione si concretizza, invece, allorchè il proprietario per motivi diversi (difficoltà economiche, scarso interesse per la sorte del cane, ecc.) qualifica le cure e le terapie di cui necessita il cane in età avanzata o affetto da patologie severe come accanimento terapeutico sollecitando il veterinario alla soppressione eutanasica.

L’accanimento terapeutico è dunque un’aberrazione del rapporto con l’animale domestico, sia quando viene realmente praticato, sia allorchè ne viene invocata la sussistenza per interessi differenti dal benessere del cane: nel primo caso normativa e codici deontologici lo vietano perché veterinario e proprietario devono evitare il prolungamento della vita del cane, affetto da una patologia che mina la sua dignità e il suo benessere fisico e psichico, quando cure e terapie non sono in grado di prolungare la sua condizione di benessere; nel secondo caso, invece, terapie e cure possono produrre un prolungamento della vita in stato di relativo benessere e ciò impedisce al medico veterinario e al proprietario di procedere all’eutanasia.

Ma la deontologia professionale – che si ispira alla bioetica animale – deve impedire al veterinario non solo l’accanimento terapeutico, ma anche di rifuggire da quello diagnostico, che si verifica allorchè, in presenza di una prognosi infausta, il medico – di propria iniziativa o acconsentendo alle pressioni del proprietario – si ostina a sottoporre il cane ad esami e a ricerche inutili.

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