Il cane ha una temperatura corporea che è stabile ed indipendente rispetto alla temperatura dell’ambiente nel quale si trova: è un animale omeotermo, con una temperatura fisiologica di 37,9-39,6 °C. Se si trova in un ambiente molto freddo, scattano dei meccanismi di termo-regolazione che stimolano l’organismo a produrre più calore e a ridurre le perdite riducendone la dispersione. Se si trova in un ambiente caldo e la temperatura corporea aumenta, questi meccanismi di termoregolazione cercheranno di dissipare calore corporeo riportando la temperatura corporea dell’animale nel range di temperatura proprio della specie.
Questi meccanismi di termoregolazione, purtroppo, funzionano solo entro certi limiti di temperatura ed in assenza di alcuni fattori che possono predisporre ancora di più ad un inadeguato controllo della dispersione di calore. Fattori predisponenti possono essere:
– una eccessiva temperatura dell’ambiente dove è tenuto l’animale (ad esempio, all’aperto senza ombra oppure chiuso in auto -dove la temperatira può aumentare mediamente di 4°C ogni ora a prescindere dalla temperatura esterna)
– una elevata umidità ambientale
– una scarsa ventilazione
– il soprappeso dell’animale o l’obesità
– l’esercizio fisico eccessivo o svolto in ore troppo calde
– il mantello molto folto
– la diminuita tolleranza al calore nella giovane età o nell’età avanzata
– la mancanza di acqua a disposizione
– la struttura delle prime vie aeree (Bulldog, Boxer, Carlini, Pechinesi, Lhasa Apso, Boston Terrier sono più predisposti al “colpo di calore” in quanto il muso corto o schiacciato riduce l’efficienza dell’ansimare )
– l’impossibilità di allontanarsi da un ambiente dove la temperatura è molto alta.
Ciascuno di questi fattori – da solo, oppure associato con altri – può far innalzare la temperatura corporea più velocemente di quanto l’organismo riesca ad abbassarla dissipando calore: la temperatura rettale sale velocemente tra i 40,5 e 41° C, ma può raggiungere anche livelli più alti. Questa condizione provoca un danneggiamento cellulare con danni rapidamente irreversibili agli organi interni.
I sintomi clinici nei cani con colpo di calore variano in base alla durata all’esposizione all’alta temperatura ed al tipo di fattore predisponente che lo scatena. Inizialmente, l’animale ansima velocemente come risposta compensatoria all’aumento della temperatura ambientale (ansimando cerca di dissipare calore corporeo per abbassare la propria temperatura), la frequenza cardiaca aumenta notevolmente, le mucose orali diventano di colore rosso vivo e, se non si riesce ad intraprendere adeguate misure per contrastare l’ipertermia, si rischia che l’animale cada in uno stato stuporoso, ossia di parziale perdita di coscienza per subire, quindi, un collasso cardiocircolatorio, cui segue coma e decesso anche a distanza di qualche giorno. Se sopravvive – la mortalità nel cane che ha subito un colpo di calore è del 25-50% – l’animale può necessitare per tutta la vita di cure per stabilizzare le funzioni e la fisiologia di fegato, intestino e reni.
In questi casi il primo obiettivo è quello di abbassare la temperatura corporea dell’animale:
a) bagnandolo con acqua fresca oppure avvolgendolo in asciugamani imbevuti di acqua fredda (soprattutto sopra il collo e sulle orecchie, sotto le ascelle e nella regione inguinale), avendo l’accortezza di cambiare gli asciugamani quando questi diventano caldi. Da evitare l’uso del ghiaccio o dell’acqua ghiacciata
b) ponendo il cane in un ambiente ben areato, evitando, però, di metterlo in una vasca con acqua molto fredda o addirittura ghiacciata, perché la vasocostrizione periferica non permetterà una buona dissipazione del calore
c) portando il cane al più vicino ambulatorio veterinario
d) controllando ogni 5-10 minuti la temperatura rettale del paziente ed interrompendo le procedure quando questa raggiunge i 39° C. Bisogna, infatti, fare molta attenzione a non raffreddare eccessivamente l’animale perchè ciò potrebbe causare ulteriori danni
e) tenere a disposizione dell’acqua fresca (non fredda) da offrire al cane, ma evitare di far bere forzatamente l’animale mettendogli dell’acqua in bocca.