Cassazione condanna chi sfama i randagi: una bufala che fa del male ai cani!

Qualche settimana fa, titoli allarmanti sono comparsi sui giornali e sui siti web italiani, raccontando di un uomo che è stato costretto a pagare i danni del morso preso da una persona a cui i due cani randagi da lui saltuariamente nutriti avevano azzannato una gamba. E la vicenda si è subito trasformata in un’occasione da non perdere per dare agli italiani un prezioso consiglio: “la prossima volta, prima di dare da mangiare a quel randagio che passa davanti casa vostra, pensateci due volte.”

All’origine di tutto una sentenza della Corte di Cassazione (la n.17145/17 del 5 aprile 2017), nella quale si afferma un principio acquisito dalla giurisprudenza, ossia che “la posizione di garanzia assunta dal detentore di un cane impone l’obbligo di controllare e di custodire l’animale, adottando ogni cautela per evitare e prevenire le possibili aggressioni a terzi anche all’interno dell’abitazione”. Un principio su cui tutti concordiamo.

Ma l’uomo che è arrivato fin davanti alla Cassazione cosa aveva realmente fatto? Aveva effettivamente dato soltanto del cibo a un randagio, che poi aveva morso accidentalmente un passante, che aveva quindi deciso di citarlo in giudizio infischiandosene del fatto che il cane era un randagio e, quindi, teoricamente un cane “di proprietà del Comune”?

In realtà, le cose sono andate molto diversamente da come stampa e web hanno raccontato la vicenda. Innanzitutto, l’uomo era solito accudire i due cani, dando loro da mangiare ancorchè in maniera occasionale. In secondo luogo, aveva accolto i cani nel proprio giardino e aveva rassicurato il pedone sull’indole docile e non mordace degli animali e, alla fine, aveva aperto il cancello dell’abitazione, da cui i cani erano fuoriusciti, mordendo il pedone.

Assolutamente logico e congruente, allora, il ragionamento della Corte, che ha ritenuto inequivocabilmente costituita una relazione di detenzione tra l’uomo e i due cani, dato che gli animali “frequentavano il cortile delimitato della sua abitazione, trovandovi ricovero e cibo e rispetto ai quali l’uomo si era volontariamente assunto la custodia, facendoli uscire dal cancello della propria abitazione che immette sulla pubblica via percorsa da pedoni e rassicurando la persona offesa, timorosa all’approccio, sull’indole non aggressiva dei cani, determinando pertanto l’affidamento del pedone sulla non pericolosità dell’incrocio con gli animali”.

Dunque, una vicenda ben differente da quella raccontata dai titoli dei giornali, che qualche danno lo hanno sicuramente prodotto. Quanti cani randagi, infatti, non verranno più sfamati – seppure occasionalmente- per colpa di questi titoli sensazionalistici che trasmettono un’informazione falsa che in pochissimi andranno a verificare?

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