Addio a Selva

“Da oggi l’ufficio sarà vuoto …la nostra intrepida guerriera ha deciso che era tempo di riposare…se è né andata a casa sua con me lì al suo fianco come sempre e come era giusto che fosse: d’altronde l’ombra non si stacca mai da chi la riflette…Selva mancherà davvero tanto: è stata il cane che più di ogni altro mi ha aiutata soprattutto con i cani più in difficoltà …lascia tanti ricordi, divertenti e assurdi….faceva sorridere e ridere tutti…ha insegnato tanto a chi sa e vuole apprendere…insomma un cane che in fondo non se ne andrà mai veramente dal rifugio”.

Così Manuela Viezzer ha comunicato la morte di Selva, meticcia di 15 anni, lasciata in rifugio nel 2014. Affetta da una malattia autoimmune, Selva – deformata in quasi tutte le parti del corpo – ha progressivamente ridotto la propria autonomia e le proprie capacità, ma non ha mai perso la fierezza del cane che nella vita ha scelto di non essere un gregario: ieri pomeriggio è morta, accompagnata con dolcezza all’eutanasia che la veterinaria ha praticato in rifugio.

Valentina – nella scheda delle adozioni – aveva immaginato così il racconto che Selva avrebbe fatto di se stessa: “Se vi è capitato di entrare dal cancello del rifugio Apaca (o se vi capiterà di farlo) quasi sicuramente sarò la prima a venirvi incontro e…salutarvi…in fondo, io, di questo posto, sono un po’ la mascotte: sempre in giro per il canile, tutti mi sorridono e mi coccolano..tutti mi vogliono bene e hanno detto che posso restare finché voglio: detto fra noi, non vorrebbero neanche che me ne andassi…”. Ed era vero, perchè Selva in rifugio aveva trovato un ruolo importante e con il ruolo un equilibrio emozionale che le permetteva di esprimere appieno il suo carattere a dispetto di un fisico che andava pian piano ma inesorabilmente consumandosi: si era guadagnata il rispetto delle persone e dei cani, che accompagnava in box quando entravano in rifugio per la prima volta e al cancello quando se ne andavano con la nuova famiglia; si affiancava al nuovo socio seduto davanti alla scrivania dell’ufficio, mostrandogli come fare per accarezzarla; metteva ordine nel gruppo dei cani che passava con lei la mattinata anche quando tutto era già in ordine, convinta che era bene ricordare che era lei a dettare le regole.

Siamo tutti molto contenti di averla conosciuta: e, come ci ha suggerito Manuela, pensiamo davvero che “non se ne andrà mai veramente dal rifugio”.

I commenti sono chiusi.